Un feticcio che porta ad uccidere: il caso Danilo Restivo

Un feticcio che porta ad uccidere: il caso Danilo Restivo

di Federica PERRUCCI

Danilo Restivo ha l’abitudine di tagliare ciocche di capelli alle donne in autobus, a loro insaputa.

Nel novembre del 1993 quel ragazzo che tutti definiscono timido e un po’ strano è il principale sospettato delle indagini volte ad individuare il molestatore telefonico di alcune studentesse fuorisede. Nel 1995 la sentenza definitiva: il colpevole è lui, Danilo.

Come se non bastasse, in contemporanea il ragazzo è anche il principale sospettato per la scomparsa della sedicenne Elisa Claps, avvenuta a Potenza il 12 settembre 1993. Quella ragazzina dagli occhi nerissimi e dai lunghi capelli scuri non è tornata a casa quella domenica dopo la messa. L’intera città ne è devastata, come è possibile? Dove è Elisa?

Danilo, all’epoca poco più che vent’enne, viene fermato perché quel giorno aveva un appuntamento con Elisa all’ingresso della canonica della Chiesa della Santissima Trinità. Lei aveva accettato per gentilezza, Danilo è strano, ma non le fa paura. Forse ha una cotta per lei, vuole darle un regalino per la sua promozione.

Danilo, quel 12 settembre, torna a casa attorno alle 13:15/ 13:20, con i jeans sporchi di fango e con una ferita per la quale insiste per essere portato in ospedale. Ma è davvero necessario? In fondo è un piccolo taglio di un centimetro, o poco più… Il referto di Danilo del pronto soccorso è delle 13:40.

Alcuni testimoni raccontano di aver visto Elisa nei pressi di casa sua verso le 13:50. Allora il ragazzo non è l’ultimo ad averla vista. Però è strano, suo fratello era lì sotto casa, preoccupato, ad aspettarla.

Nonostante tutto, la ricostruzione degli spostamenti di Danilo non quadra, e le indagini su di lui proseguono.

Racconta di aver parlato con Elisa solo pochi minuti, per chiederle consiglio su come approcciarsi ad un’altra ragazza, e che, ad un certo punto della conversazione, Elisa gli avrebbe confidato di essere preoccupata perché un ragazzo la importunava… un dettaglio importante, che preoccupa tutti.

Danilo racconta anche di essere uscito dalla Chiesa poco prima di mezzogiorno, e di essere inciampato su dei gradini bagnati di un cantiere in costruzione, a causa del fango. È lì che si sarebbe procurato una ferita alla mano, quella che ha avvolto con il suo giubbino, e che lo ha costretto al pronto soccorso.

Ma il sopralluogo disattende il suo alibi. Gli scalini che ha indicato sono asciutti, perché al riparo dalla pioggia, non c’è fango che possa averlo fatto cadere, e il punto in cui dice di essersi procurato quella ferita che “sanguina tanto da costringerlo all’ospedale” non riporta nessuna traccia di sangue.

Insomma ci sono troppi elementi che non quadrano, le annotazioni di servizio della Squadra Mobile riportano dei chiari dubbi in merito alla sua versione, e Danilo nel settembre 1994 viene arrestato per la prima volta per il reato di false dichiarazioni rese al Pubblico Ministero.

Infatti nonostante la Polizia Giudiziaria nei giorni seguenti la scomparsa di Elisa chiede l’intercettazione del telefono di casa Restivo, la perquisizione dell’abitazione (e dei locali della Biblioteca nazionale dove ha facile accesso), e il sequestro degli abiti che Danilo vestiva al momento dell’incontro con Claps Elisa, il PM dispone solo l’intercettazione telefonica. Per richiedere il sequestro dei vestiti, invece, non sembrano esserci abbastanza indizi a suo carico, e poi c’è la testimonianza sull’orario dell’ultimo avvistamento di Elisa che sembra scagionarlo del tutto. Quei vestiti, dunque, non sono mai stati né consegnati né analizzati.

Nel 2002 Danilo si trasferisce in Inghilterra, e inizia a frequentare un corso di informatica presso un centro di recupero per ex detenuti. Proprio qui, in un altro paese, dove sembra essere arrivato per lasciare tutto alle spalle e ricominciare, la storia di Danilo, e del suo feticcio, si infittisce.

Già nel luglio del 2002 il suo nome finisce nei fascicoli della polizia quando viene assassinata una studentessa coreana, Jong-Ok Shin, “Oki” per gli amici, ferita con una lama lunga 14 o 15 centimetri. La ragazza, che si trovava a Bournemouth da otto mesi per migliorare il suo inglese, fu accoltellata alle spalle, ripetutamente, nella notte del 12 luglio. Fece in tempo a vedere un dettaglio dell’assalitore prima di morire: portava una maschera sul volto, e questo l’aveva spaventata.

Per questo omicidio viene interrogato anche Danilo Restivo, appena trasferito nel quartiere dove è avvenuto il delitto. Vive con Fiamma, anche lei di origini italiane, è il suo nuovo fidanzato.

La polizia inglese viene a conoscenza dei suoi precedenti in Italia, e richiede tramite l’Interpol i dettagli delle sue condanne penali.

È così che inizia la piena collaborazione con la questura di Potenza e la Dia di Salerno, occupatasi precedentemente delle indagini del caso Claps. Quest’ultima invia alla polizia britannica un quadro esaustivo della situazione, della condanna per false dichiarazioni, e del fatto che, seppur non siano state acquisite prove decisive per il suo giudizio, rimane il principale indiziato del fatto delittuoso che si cela dietro alla sparizione di Elisa, quel “presunto omicidio a sfondo sessuale ed occultamento del cadavere della predetta giovane”.

Il 12 novembre 2002 Heather Barnett, sarta inglese di 48 anni, viene uccisa. A ritrovare il suo corpo esanime sono i figli, tornati a casa da scuola.

Sono passati appena 15 giorni dall’invio della nota da parte della squadra mobile di Potenza all’Interpol, e solo pochi mesi dalla morte di Oki.

Non c’è un dettaglio che appare ripetersi, quasi invisibile, ma inesorabile? È il 12 del mese. Per la terza volta.

Anche in questo caso la polizia inglese ferma Danilo, dapprima come vicino di casa e conoscente della vittima (Heather e Fiamma sono infatti amiche da tempo), e poi, con il tempo, come sospettato.

Ancora una volta le bugie di Danilo sul suo alibi saltano subito agli occhi degli inquirenti. Così come il paio di scarpe che Danilo indossava quel giorno e che invece il giorno dopo, al ritorno degli agenti, erano immerse nella candeggina, perché “puzzavano”, a detta di Danilo.

Questa volta, però, gli indumenti di Danilo vengono sequestrati, e vengono ritrovate (anche se mesi dopo), all’interno di una delle scarpe, tracce di sangue. Purtroppo, a causa della candeggina, il materiale è troppo deteriorato per poterne effettuare una identificazione.

La piena collaborazione con gli investigatori italiani si stabilisce quando il capo dei detective britannico inizia a seguire la pista delle ciocche dei capelli.

Heather infatti viene ritrovata con delle ciocche di capelli tagliate di netto, e con in mano due ciocche di capelli, lunghi circa nove centimetri, una delle quali non è sua.

Il corpo di Heather è supino sul pavimento del bagno, con le gambe divaricate. Ha la maglietta sollevata fino al livello del seno, il reggiseno lacerato a metà, e i jeans sbottonati e leggermente abbassati lasciano esposta la parte superiore dell’area pubica. Entrambi i seni sono stati tagliati e posizionati sul pavimento, accanto alla testa. Le mani mostrano lacerazioni, lividi e fratture, lesioni da autodifesa.

Heather è stata uccisa in un’altra stanza e poi spostata. Il percorso è pieno delle orme lasciate dall’assassino, con le scarpe impregnate del sangue della donna.

Di quelle tracce ematiche, però, nemmeno l’ombra nell’ingresso, accanto alla porta, sul vialetto, o in prossimità delle finestre. Da dove è uscito dunque l’assassino? Dopo diverse ipotesi gli investigatori arrivano a concludere che l’assassino si sia cambiato le scarpe prima di uscire dall’ abitazione. E allora, forse, dopo aver tolto quelle insanguinate, può aver calpestato una goccia di sangue, e averla depositata dentro al paio di scarpe di ricambio. È un peccato non poter fare il riscontro con il sangue ritrovato nelle scarpe di Danilo.

Andiamo avanti nel tempo, nel 2004 diverse donne in Inghilterra denunciano di aver subito un brusco taglio di capelli in autobus. Due di queste riconoscono lui, Danilo, nel frattempo in stato di fermo per l’omicidio di Heather.

La polizia inglese inizia a pedinarlo. Quando Danilo viene fermato (il 12 maggio 2004) nella borsa a tracolla ha una lama lunga 14 cm. Nel porta oggetti della sua auto c’è un paio di forbici, e nel bagagliaio un passamontagna con un cambio di abiti perfettamente identici a quelli che indossa.

Il suo feticcio lo porta ad un nuovo arresto, questa volta nel 2006. Durante una perquisizione nella sua villetta la polizia trova una ciocca di capelli tagliati e conservati dentro ad una bustina di un supermercato.

Lui smentisce categoricamente, e nega di aver mai tagliato i capelli a delle ragazze in autobus, o di avere a che fare in alcun modo con ciò che è stato trovato dalla polizia. “I capelli nella busta non so da dove vengano. È la prima volta che li vedo in vita mia. Io non li ho toccati. Qualcuno li ha messi lì per incastrarmi…”

Ma ormai qualche ragazza lo ha riconosciuto, e tante altre si sono fatte avanti in Italia, dopo i vari appelli sentiti in Tv. Gli investigatori raccolgono decine di testimonianze, a Potenza in particolare, ma anche a Roma, Rimini, Torino e Milano.

Nel 2008 un nuovo elemento arricchisce le indagini inglesi. Sulla scena del crimine a casa Barnett è stato ritrovato un asciugamano verde, zuppo di sangue. Su quell’asciugamano vengono da subito trovati due diversi DNA. Uno è di Heather, il più abbondante, e poi ce n’è un altro, in piccole quantità. Nel 2008, con l’evoluzione delle tecniche analitiche si riesce a risolvere quell’enigma, e dare un’identificazione a quel profilo misto: Barnett e … Restivo.

Quante sono le probabilità che quelle componenti minori di DNA non provenissero da Restivo? Una su cinquantasette mila, a sentire la consulente forense Claire Stangoe.

Inizialmente Danilo chiude con un “no comment”, dicendo di non aver mai visto quell’asciugamano. Poi, come spesso accade alle sue dichiarazioni, cambia versione, giustificandosi con qualche scuse poco credibili.

Nel 2008 una relazione commissariata dalla procura chiarisce che Danilo ha comportamenti tipici del disturbo antisociale di personalità, con evidenti forme di feticismo.

Ma ancora questi elementi sembrano troppo deboli per poter incriminare Restivo.

Fino a quando, il 17 marzo 2010, uno degli operai della ditta incaricata di alcune riparazioni all’interno della Chiesa della Santissima Trinità, a Potenza, entra nel sottotetto per riparare delle infiltrazioni, e facendosi luce con la torcia del suo cellullare trova un cadavere, coperto da qualche tegola. È lei, Elisa, la ragazzina scomparsa 17 anni prima.

Il medico che si occupa dell’autopsia è sicuro, Elisa è stata uccisa lì, non è mai uscita viva dalla Chiesa. Dalla perizia autoptica si evince come Elisa Claps sia stata attinta da almeno 13 colpi con un tagliente, e dalla ricostruzione realizzata attraverso lo studio delle ferite si ipotizza che l’arma utilizzata avesse una lama non più lunga di sei centimetri. Tra le ferite una è sulla mano destra, tra il pollice e l’indice, lunga dal palmo al dorso.

Questa tipologia di localizzazione delle ferite (sui palmi delle mani) è indice di un alto tentativo di difesa da parte della vittima: Elisa ha disperatamente tentato di afferrare l’arma che la stava ferendo.

In entrambe le mani sono state ritrovate tracce di quelle che poi si scopriranno essere “formazioni pilifere”: dopo più di 17 anni quello è tutto ciò che è rimasto e che è possibile rilevare, ma quelli erano probabilmente frammenti di capelli, ritrovati nelle mani di Elisa, esattamente come nelle mani di Heather.

Le altre pugnalate sono concentrate sul torace e sul ventre. E secondo il Prof. Introna “le localizzazioni sono tipiche delle aggressioni a sfondo sessuale. […] La riprova è anche nelle ecchimosi, quindi provocate quando Elisa era ancora viva, riscontrate sugli arti inferiori, dovute alla pressione esercitata dall’assassino per aprire le gambe”.

Infatti sotto il maglioncino bianco il reggiseno di Elisa è tagliato di netto al centro, i suoi pantaloni sono sbottonati, la zip abbassata, così come le mutandine. Anche i vestiti di Heather erano stati abbassati… E i capelli di Elisa, intrisi nel sangue, hanno alcune ciocche tagliate. Sicuramente post mortem, probabilmente dopo una ventina di minuti, il tempo necessario affinché il sangue su quei capelli si fosse rappreso.

Tra i reperti presi in considerazione dopo i sopralluoghi nel sottotetto c’è anche quel che rimane della maglietta di Elisa, così deteriorata da aver quasi perso la sua lavorazione a maglia. Ma lì, su una sezione di tessuto che un tempo le copriva la schiena, la perizia genetica trova (mesi dopo) tracce di sangue misto, con presenza di DNA maschile, mischiato con quello femminile. E poi il riscontro: il profilo di quel DNA maschile corrisponde a quello di Restivo.

“Il dato di compatibilità che indica Danilo Restivo quale ulteriore contribuitore del materiale biologico prelevato, in mistura con sostanza biologica di Elisa Claps, (…) è da ritenere (…) valido al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Il 13 maggio 2011, la procura chiude le indagini preliminari, con Restivo come unico indagato.

Intanto in Inghilterra prosegue il processo. In una dichiarazione con il suo legale, Mr. Jeremy, Danilo per la prima volta ammette di aver iniziato a tagliare i capelli per scommessa, al liceo, e poi di aver continuato perché provava piacere. Nega però, che si tratti di un piacere sessuale.

È sbagliato allora parlare di feticismo? È opportuna forse una piccola digressione su cosa sia il feticismo, o il disturbo feticistico. Si tratta dello spostamento dell’oggetto sessuale dall’intera persona ad un suo sostituto, che sia una parte (o una particolarità) del corpo, un indumento, una qualità o un altro oggetto inanimato.

Danilo dice che quel suo “piacere” non è collegato ad un’attrazione sessuale. Ma alcune testimonianze smentiscono anche questa sua versione durante il processo del 2011.

Un testimone afferma di averlo visto masturbarsi (anni prima) al cinema, dopo che la sua fidanzata aveva sentito qualcuno alle spalle che le aveva tirato (all’epoca pensava fosse stato per sbaglio) i capelli.

Dopo il ritrovamento di Elisa anche quelle prove che inizialmente potevano sembrare poco schiaccianti hanno un senso, e il 30 giugno del 2011, Danilo viene condannato all’ergastolo.

In Italia, invece, dopo 18 anni la difesa di Restivo chiede che il processo (questa volta per omicidio volontario aggravato) venga celebrato con rito abbreviato a Salerno. Restivo viene condannato in primo grado a 30 anni.

Il 24 aprile 2013, il giudice d’appello condanna nuovamente l’uomo ai 30 anni di carcere, pena successivamente confermata anche dalla Corte di Cassazione, con sentenza del 23 ottobre 2014. Restivo sconterà la pena in Inghilterra.

Sono gli errori che lo hanno tradito. Ma per arrivare a questo punto ci sono voluti 18 anni per la polizia italiana e 8 anni e mezzo per gli investigatori inglesi.

“Il ragazzo che tagliava ciocche di capelli alle donne sugli autobus, è lui l’assassino.”

tratto da …

OBSCURA, Raccolta periodica di scritti su Crime, Noir e Criminologia. n. 1, I Quaderni del Bardo Editore -2022