Il profilo di Mad Bomber

Il profilo di Mad Bomber

di Gabriella Braccili

Il primo profilo psicologico noto venne redatto nel 1888 dal medico legale Thomas Bond e dall’esperto di malattie mentali Forbes Winslows. Il loro obiettivo era quello di determinare le caratteristiche di un impietoso assassino che stava mietendo vittime del quartiere di White Chapel: Jack lo Squartatore. Il primo moderno profilo psicologico, invece, fu redatto nel 1956 da James Brussel, mentore di John Douglas.

Era il 16 novembre del 1940 quando i lavoratori dell’edificio Consolidate Edison sulla sessantaquattresima strada ovest di Manhattan trovarono una bomba fatta in casa. Sulla bomba c’era la seguente nota: “Con Edison truffatori, questo è per voi”.

Nel settembre del 1941 fu trovata una seconda bomba nei pressi del quartier generale di Con Edison, vicino Union Square. L’involucro era stato lasciato in strada, avvolto in un calzino. Qualche mese dopo, la polizia di New York ricevette una lettera in cui l’autore della bomba prometteva di voler “assicurare la Con Edison alla giustizia: pagheranno per le loro azioni ignobili”. Seguirono altre sedici lettere, tra il 1941 e il 1946, tutte scritte in stampatello e molte delle quali facevano riferimento ad “azioni vili” commesse dalla Con Edison. Le lettere recavano la firma “F.P.”

A marzo 1950 fu trovata, alla stazione Grand Central, una un terzo involucro contenente molto più materiale esplosivo. I due successivi pacchi bomba, lasciati rispettivamente in cabina telefonica della Biblioteca Pubblica di New York e in una cabina telefonica della Grand Central, furono i primi ad esplodere.

Nel 1954 il criminale, che intanto era stato soprannominato dalla stampa Mad Bomber, colpì per ben quattro volte. L’anno seguente le esplosioni furono invece sei. A New York si scatenò il panico e la polizia non sapeva più che pesci prendere.

Nel 1956 l’ispettore Howard Finney del dipartimento di polizia di New York City, tra l’incredulità e lo scetticismo dei colleghi, fece visita allo psichiatra freudiano James Brussel che aveva già collaborato in passato con le forze dell’ordine, in particolare con L’FBI.

Brussel esaminò la pila di documenti che Finney mise sulla sua scrivania: fotografie di bombe inesplose, immagini di devastazioni, fotocopie delle lettere di FP.

Sulla base di queste evidenze Brussel iniziò a stilare il suo profilo:

  • L’attentatore era con ogni probabilità un uomo, poiché i dinamitardi sono storicamente quasi sempre uomini, con un conto aperto a suo parere con la Con Edison
  • Per sedici anni, F.P. era stato ossessionato dall’idea che Con Edison gli avesse fatto un torto terribile il che dal punto di vista clinico portava ad una chiara diagnosi di Paranoia.
  • La diagnosi di Paranoia poteva portare a formulare alcune ipotesi circa l’età di Mad Bomber: la paranoia richiede del tempo per svilupparsi e se F.P. agiva già nel 1940, allora nel 1956 era probabilmente un uomo di mezza età.
  • Dall’analisi linguistica delle lettere Brussel potè capire che il soggetto era istruito, ma utilizzava un gergo ampolloso e a volte desueto che faceva pensare avesse imparato l’inglese come seconda lingua o che quotidianamente interagisse con persone la cui lingua madre non era l’inglese. Era probabilmente nato all’estero o era uno statunitense di prima generazione.
  • Dal modus operandi si poteva desumere che si trattasse di un uomo ordinato, prudente e con un curriculum lavorativo esemplare. Oggi diremmo che si trattava di un criminale chiaramente organizzato e che agiva con un alto grado di premeditazione. Dopotutto, in 16 anni nessuno lo aveva ancora trovato.
  • Inoltre, dalla modalità con cui F.P. aveva piazzato alcune delle sue bombe nelle imbottiture di alcuni sedili di cinema, ovvero tagliando la parte inferiore del sedile con un coltello e infilando gli esplosivi dentro la tappezzeria, Brussel ipotizzò che F.P. probabilmente non era mai andato oltre lo stadio edipico. Questo perché l’atto di aprire le sedie e riempire con l’esplosivo richiamava, secondo lo psichiatra l’atto della penetrazione. Ipotizzò quindi che fosse celibe, solitario e che vivesse con una figura materna
  • Dal modus operandi, e in particolare dall’utilizzo della combinazione coltello-bomba, tipica dell’Est Europa, Brussel ipotizzò che F.P. fosse slavo. Questa ipotesi era avvalorata dal fatto che alcune delle lettere erano state inviate dalla contea di Westchester. Era poco probabile che F.P. vivesse in quella zona, e oggi le conoscenze relative al M.O. del criminale organizzato e le nozioni nel campo del Geographic Profiling confermerebbero questa teoria; tuttavia, Westchester era un crocevia importante per chi arrivava a New York dal Connecticut, dove invece c’era una grande comunità slava.

Inoltre, Brussel fece una previsione diventata leggendaria tra i profiler criminali, ovvero che questo criminale al momento dell’arresto sarebbe stato vestito in modo impeccabilmente ordinato e molto classico: con un completo con giacca a doppio petto, abbottonata.

Un mese dopo, George Metesky (inglesizzato da Milauskas) fu arrestato dalla polizia in relazione agli attentati di New York. Viveva a Waterbury, in Connecticut, con le sue due sorelle maggiori. Non era sposato, era un uomo ordinato e pulito e frequentava regolarmente la messa. Era stato impiegato dalla Con Edison dal 1929 al 1931. Quando intorno alla mezzanotte aprì in pigiama la porta agli agenti di polizia li apostrofò dicendo: “So perché voi ragazzi siete qui. Credete che io sia il Mad Bomber!» La polizia gli chiese di vestirsi e quando tornò, come predetto da Brussel, i suoi capelli erano stati accuratamente pettinati, le scarpe lucidate e indossava un abito doppiopetto, abbottonato.

References:

  • Russo, Fabrizio. Manuale di criminal profiling: Teorie e tecniche per tracciare il profilo psicologico degli autori di crimini violenti. Italia, Celid, 2018.
  • Youngs, Donna, and Canter, David, Investigative Psychology: Offender Profiling and the Analysis of Criminal Action. Regno Unito, Wiley, 2009.
  • Canter, David. Geografia criminale. Sulle tracce del serial killer. Italia, Centro Scientifico Editore, 2009.
  • De Leo, Gaetano, and Patrizi, Patrizia. Psicologia della devianza. Italia, Carocci, 2002.