Sette sataniche, culti distruttivi e crimine

Sette sataniche, culti distruttivi e crimine

Inquadratura generale del fenomeno

La parola setta era originariamente riservata ad alcuni movimenti ispirati e mossi da un credo o da una dottrina che, progressivamente, in piena segretezza, spingeva gli appartenenti verso l’isolamento sociale. Il termine, con il tempo, ha assunto significati differenti e pregni di risvolti sinistri o inquietanti, alimentati sovente dall’ignoranza, così come da angosce e preoccupazioni ancestrali, tra psicosi e contagi collettivi.

Il termine deriva dal latino secta, da sequi, seguire, seguire una direzione e da secare, tagliare, disconnettere. Sectae erano definite anche le scuole degli stoici, degli epicurei e degli aristotelici ed è chiaro, in tal senso, che l’accezione negativa odierna appare una mera forzatura o una storpiatura poco giustificabile.

Tentare di classificare le sette esistenti è compito difficoltoso, considerando anche il numero esorbitante di esse, a seconda dello scopo, della tipologia di membri, degli interessi, del periodo storico di riferimento.

Sette possono essere gruppi non religiosi, mossi, ad esempio da principi e teorie terapeutiche, che pur con contemplando una divinità precisa, pongono un accento particolare sulla psiche (psico-sette). Sette possono essere considerate anche i nuovi e vari movimenti religiosi (cristiani, orientali, islamici, apocalittici, millenaristi, …), anche con svariate e improbabili commistioni. I movimenti magici, occultisti e satanici, tra culti di magia bianca o nera, di esoterismo, spiritismo o filosofie pseudo sataniche. Cecilia Gatto Trocchi, nota antropologa italiana e direttrice  dell’Osservatorio dei fenomeni magico-simbolici,  individuò, ad esempio, sette luciferine sia nel neopaganesimo sia nella neostregoneria, nelle quali i diavoli dell’inferno non sono altro che le antiche divinità pagane degradate. Possiamo fare riferimento, inoltre, ai movimenti neopagani, mistico-esoterici e anche alla New Age, in cui si privilegiano pratiche e meditazioni orientali, tra riti magici e astrologia. In questa improbabile classificazione, da annoverare anche i movimenti scientifico-tecnocratici, in cui si cerca di utilizzare il metodo scientifico nell’etica.

In questa trattazione, ci soffermeremo sulle sette sataniche e i culti distruttivi che rappresentano un fenomeno sociale alquanto complesso ma anche un ambito di indagine criminologico, lì dove si può evidenziare un’equivalenza sensata tra comportamento settario e quello criminale. Tale equiparazione non è però scontata o inequivocabile (Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione).

La complessità della materia, alimentata da fascino archetipico verso l’oscuro e/o l’occulto, coincide anche con una difficoltà dell’investigazione, amplificata da pregiudizi, timori, convinzioni, cultura, credo religioso e ruolo dei mass media. In tal senso, un’esplorazione storica è d’obbligo per comprendere i possibili legami tra sette sataniche, devianza e crimine, soprattutto lì dove uccidere o compiere un crimine è frutto di appartenenza o esito massimo di una guida carismatica, una sorta di figura elevata, tra dittatore e diavolo assoluto.

Le sette sataniche e alcuni culti diventano così pericolosamente distruttive ed hanno lasciato e lasciano ancora scie di sangue, scenari e riti apocalittici e tenebrosi. L’ombra incombente e inquietante che si muove da secoli, procede parallelamente con l’incredibile incapacità da parte degli inquirenti, della normativa,  della società e degli studiosi, di comprendere appieno cosa si cela dietro tali fenomeni, che vanno oltre i noti concetti di manipolazione mentale, sudditanza, appartenenza, paranoia.

La presenza delle sette sataniche e pseudo sette è legata però anche e forse soprattutto ad alcuni aspetti che concernono la psiche umana:

  • appartenenza, come uno tra i bisogni fondamentali dell’individuo (A. Maslow);
  • bisogno di dipendenza, largamente diffuso e comune;
  •  ricerca di simboli significativi: possano fornire al soggetto un certo senso di identità;
  •  paure irrazionali o ancestrali motivate o immotivate: es. paura del diavolo, demoni, anime;
  • tratti di narcisismo e onnipotenza:  molto comuni nel genere umano, più spesso di quanto si possa intuire.

Se da un lato i gruppi settari si formano in seno ad un individuo, leader o capo carismatico, nelle sette sataniche vi è un’adesione incondizionata ad un credo/dottrina satanista che consente l’accesso a poteri, a ruoli, ad un successo sospirato. Ciò è raggiungibile proprio attraverso riti e rituali. Le così dette messe nere ne costituiscono un esempio.

L’esaltazione satanica di tipo criminale, attraverso il maligno, si può spingere anche verso il sacrificio (animali e persone) o attraverso incontri e rapporti sessuali con giovani donne e/o bambini, oltre all’utilizzo di sostanze stupefacenti e psicotrope. In tale chiave di analisi, è implicito che all’interno, alcuni membri palesino anche tratti di personalità di tipo antisociale. Manipolazione e controllo mentale rappresentano, in ogni modo, linfa vitale per le stesse se tte.

L’esistenza di tale fenomeno si “giustifica” anche per motivi profondamente sociologici: disagi diffusi, insoddisfazioni e inadeguatezze, crollo di valori, sfiducia verso le strutture sociali esistenti. Alla stregua, occorre sottolineare i “vantaggi indiretti” dell’appartenenza, come appunto soddisfazioni in termini sessuali o di perversione, socializzazione, informazioni, vantaggi economici, acquisizione di potere, di un ruolo definito, di status.  Di contro, in chiave criminologica e investigativa, frequenti sono i reati di truffa, minaccia ed estorsioni, sfruttamento, lesioni, abusi sessuali, pedofilia, maltrattamenti a persone ed animali, danneggiamenti, induzione al suicidio, omicidio.

Verso una comprensione del Satanismo: classificazioni.

Il satanismo non è solo una tendenza. È una visione che va oltre l’opposizione cristiana e la sua morale. Secondo lo scrittore Joris Karl Huysmans ,“Il satanismo consiste in una pratica sacrilega, in una ribellione morale, in un’orgia spirituale … e nella gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio … per oltraggiare più gravemente Cristo …”.

Per la Chiesa cattolica, Satana e i demoni esistono come verità di fede, così come gli angeli sono creature puramente spirituali dotate di intelletto e volontà. Satana o diavolo è il primo angelo decaduto, mentre gli altri a lui sottomessi vengono chiamati demoni.

L’influsso del diavolo e dei demoni è quasi una costante nelle Sacre Scritture ed è lo stesso Gesù ad essere tentato dal diavolo nel deserto. La tentazione non è tuttavia l’unica maniera con cui il diavolo può nuocere all’uomo. I poteri demoniaci si manifesterebbero, infatti, attraverso la possessione e l’infestazione personale (Mastronardi e altri, 2006).

Al maligno, di fatto, è concesso il potere peculiare di manifestarsi come influsso sull’uomo nella storia del mondo. Il satanismo, però, è al contempo concepito come atteggiamento liberatorio di lotta contro il moralismo, specialmente religioso, visto come limite. Tale concezione caratterizza la letteratura del romanticismo e del decadentismo.

Il culto satanico è anche culto idolatrico che alcune persone rendono a Satana e ai suoi angeli. Si dirige il culto ad una immagine che può costituire una falsa divinità, un idolo, credendolo Dio o con la convinta idea che possa avere poteri divini o possa rappresentare una forza della natura. I falsi dei emergerebbero anche attraverso la divinazione, con l’assurda pretesa di conoscere il futuro (cartomanzia e chiromanzia ne sono esempi, così come la negromanzia, ovvero l’evocazione dei defunti).

Al pari, da annoverare (Mastronardi, 2006, pag. 27) la magia, ovvero la volontà di produrre effetti mettendosi in rapporto con spiriti extraumani e la vana osservanza, il prestare fede e l’adoperare segni e oggetti per ottenere salute fisica e mentale, sia per arrecare danno a uomini e cose.

Il Liber Juratis, nel diciassettesimo secolo, fu il primo testo magico per adoratori del Diavolo e per evocare presenze soprannaturali, mentre la Chiesa di Satana può essere un esempio più vicino al periodo moderno (1966). Alquanto suggestivo risulta il Malleus Malleficarum (1487), un testo latino sulla stregoneria.

Importanti le precisazioni e le classificazioni del sociologo Massimo Introvigne (1994, 2010), fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni. Egli identifica quattro correnti all’interno del satanismo, con diversi livelli di rischio in termini criminologici.

  • Corrente razionalista: simbolo del male in antitesi con la visione cristiana.
  • Corrente occultista: Angeli scacciati dal paradiso e divenuti demoni con a capo Lucifero.
  • Satanismo acido: adorazione del diavolo al fine di compiere crimini.
  • Luciferismo: reinterpretazione in chiave sacra di Satana, oggetto di adorazione.

I satanisti, invece, vengono ricondotti ad otto categorie:

  1. Satanisti tradizionali: sono operatori dell’occulto i cui clienti chiedono filtri d’amore, letture delle carte, fatture, …
  2. Satanisti selvaggi: individui sovente legati al mondo delle droghe che “incontrano il diavolo” durante le loro intossicazioni o trips.
  3. Satanisti psicotici: individui con psicopatologia conclamata.
  4. Satanisti sesso-orgiastici e sadomasochisti: individui dediti ad attività sessuali.
  5. Satanisti anticristiani: individui che profanano l’eucarestia.
  6. Satanisti baphomettisti: adorano Satana come signore della terra, rappresentato da Baphomet.
  7. Satanisti carismatici: considerano Satana unica guida.
  8. Satanisti razionalisti: individui che vogliono liberarsi delle superstizioni cristiane.

Marcello Truzzi, professore di sociologia presso la Eastern Michigan University e fondatore del CSICOP, Committee for the Scientific Investigaion of Cliams of the Paranormal e direttore del Center for Scientific Anomalies Research, attraverso i suoi studi, che spaziano tra antropologia, criminologia e psicologia, utilizza un’altra classificazione, cercando di rimanere sempre in una sorte di scetticismo razionale, suddividendo i satanisti in due grandi gruppi: satanisti indipendenti o solitari e satanisti affiliati a gruppi. I primi agiscono in modo isolato e vivono la loro esperienza e cultura satanica per conto proprio. In essi troviamo comunque satanisti tradizionali, acidi e psicotici. Nel secondo gruppo, si trovano satanisti puri e satanisti non stereotipici. Tra questi ultimi, da annoverare i “baphomettisti”, la cui adorazione verso Baphomet già si ritrova nei Templari. Essi considerano Satana come Signore della Terra in contrapposizione a Dio come Signore del Cielo.

Michele Del Re, docente di diritto penale, per anni si è occupato di devianza criminosa connessa al momento religioso e utilizza, nell’offrire una lettura al fenomeno satanista e dei crimini ad esso connesso, una via empirica partendo, cioè, dalle domande sul satanismo come fatto sociale e del come e perché vi possa essere una simile scelta, perversa e criminogenetica (Gnosis, Rivista Italiana di Intelligence).

Tra complotto internazionale e riduzionismo, l’esperto parla di moti distruttivi nelle sette sataniche, pur sottolineando che il proliferarsi del satanismo è soprattutto da collegare al diffondersi del New Age.

Gli aspetti chiave della mentalità satanista sono la ribellione alla realtà attraverso una destrutturazione del cosmo ordinato e il tentativo di rottura dei tabu più costanti nella società umana che, violati, portano alla disgregazione psichica dell’individuo e al degrado sociale. Per tale motivo, il satanismo vive nelle profonde pulsioni antisociali (Del Re, 1994).

Del Re, parla, oltre che dei risvolti di natura legislativa sui crimini che si compiono inneggiando Satana, anche della rilevanza di tre momenti fondamentali: l’isolamento, l’indottrinamento e il mantenimento, che rappresentano, di fatto, fasi o vera e propria sostanza della manipolazione mentale.

Esisterebbero, pertanto, continuando in tale classificazione,  persone che mescolano il satanismo con la stregoneria, manifestando una poetica nostalgia degli dèi. Satanisti sperimentali, come pretesto per ricercare un mondo migliore. Tale forma occasionale di satanismo, può portare, tal volta, ad alcune azioni criminali: vandalismi, sacrificio di animali. Malvagità ortodossa, in cui vi è una convinta adorazione di Satana nella completa riservatezza. I covi lilithiani, dove nell’immaginario satanista, dopo Satana vi è una zona d’ombra assoluta che richiede sangue e dolore. In tali congreghe solo il male più perverso soddisfa la dea Kalì, la dea distruttrice della mitologia indiana.

Gruppi autonomi, con persone con pregressi criminali o sociopatici. I fedeli di un Satana incarnato, gruppi misti che seguono insegnamenti di un leader carismatico.

Ulteriori classificazioni sono quelle di Francesco Barresi (2006), docente ed esperto di criminologia, che cerca di analizzare soprattutto la motivazione del satanista in rapporto alle relazioni di gruppo. Egli parla, ad esempio, di satanismo religioso, ludico, sessuale, acido, schizofrenico.

Mastronardi (2006), invece, utilizza una stravagante classificazione che va oltre la normale motivazione degli individui o l’analisi fenomenologica. Ad esempio, egli parla di Purificatori, con finalità catartica; Ingrazianti la divinità che traggono un certo potere; Orgiastici contraddistinti da pratiche erotico-religiose e uso di droga; Sensations searcher, in cerca di sensazioni forti; Multi murder che compiono omicidi seriale per guarigione (tra le popolazioni del cono d’Africa, gli indigeni sono convinti che uccidendo una vergine e succhiandone il sangue e ripetendo il procedimento a intervalli di tempo regolari, si possa guarire da alcune malattie).

Allo stato attuale, non penso che il crimine di matrice occultista possa essere considerato uguale o alla stregua del crimine satanico. Il satanismo, in ambito investigativo, è solo una possibile pista che può essere considerata e tra l’altro, anche quella statisticamente e legittimamente meno plausibile.

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