
Profiling del Terrorista: brevi spunti psico-criminologici
di Mirco Turco
Il terrorismo è un “fenomeno globale” e può essere considerato come l’uso illegale della forza contro le persone, con lo scopo primario di intimidire, condizionare un governo e la popolazione civile, per perseguire obiettivi politici e sociali.
Probabilmente, la definizione è più complessa e sarebbe il caso di parlare di diverse forme di terrorismo.
La complessità si manifesta già a partire dal diffondersi rapido delle svariate “strategie del terrore” che ricadono, sovente, su due snodi principali: il radicalsimo fondamentalista di matrice islamica e il terrorismo estremo.
Il terrorismo può essere inquadrato anche come forma di guerra psicologica.
In ambito militare, si usa l’espressione di “Effect-Based Operations” (EBO), intendendo con questo l’ottenimento di obbiettivi strategici speciali, da raggiungere in maniera diretta tramite mezzi e tattiche molto focalizzate, differenti dal mero confronto di forze “tradizionale” e simmetrico.
Il terrorismo appare quindi una forma di EBO, fortemente orientata a colpire e perturbare il “centro di gravita” psicologico e sociale delle società-bersaglio; ovvero, valori come la prevedibilità e sicurezza della vita quotidiana, e la percezione di “safety” personale, creando conseguenze significative sul funzionamento quotidiano dei sistemi sociali ed organizzativi, ed all’opinione pubblica.
Il terrorista ha presumibilmente una personalità liquida, flessibile, fluida, al contempo evanescente e concretizzabile in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
Il terrorista sembra infilarsi nelle crepe della società, nel “disagio della società” (Freud) attraverso l’arcaico meccanismo dell’ AGGREDISCI E SCAPPA.
Da tale fragilità si può desumere che l’apprendista terrorista sia stato educato in Occidente.
Tendenzialmente, si può desumere:
- Personalità isolata
- Problemi relazionali
- Pesanti frustrazioni
- Permalosità
- Superbia
- Strafottenza
- Amante del branco
- Alla ricerca di scarico tensionale
- Incline al potere e all’autoritarismo
L’atto terroristico, di per sé, non ha finalità economiche ed è mosso da una sorta di “parola d’ordine”: intolleranza. La paura domina la quotidianità, ma occorre dimostrare di non provarla: “No feeling”, “Se ti uccido ti faccio del bene” …
Il profilo è assimilabile, per certi versi alla sociopatia, in cui ritroviamo, soprattutto una spinta distruttiva e una necessaria deumanizzazione.
Solitamente, il terrorista è attento, preciso, concentrato, spietato, determinato, padrone di sé, insensibile, anaffettivo, ciecamente obbediente, intollerante. È duro ma fragile nello stesso tempo e sul versante psicopatologico potremmo parlare di personalità Schizoide-paranoide, Narcisistica, Antisociale, Evitante, Istrionica, Dipendente, Ossessiva-compulsiva.
Falso sé, grandiosità e onnipotenza sono tratti del terrorista, oltre a riscontrare forme di Narcisismo maligno e controllo sadico-onnipotente.
Il terrorista, di fatto, non è libero ed è prigioniero quanto la vittima! Egli è costretto ad essere cattivo, quindi, paradossalmente un prigioniero. (captivus: prigioniero)
rif. Il Terrorismo: tra sicurezza e guerra psicosociale. In Criminal (a cura di) Mirco Turco. Primiceri editore, 2020.