Musica e Cinema al banco degli imputati

Musica e Cinema al banco degli imputati

di Antonia DEPALMA

Nel 1957 il giornalista e sociologo Vance Packard, a seguito di alcuni studi condotti sulla società, pubblicò una delle sue opere maggiori: “The Hidden Persuaders”, noto in Italia con il nome “Persuasori occulti”, pubblicato dalla casa editrice Einaudi Editore.

Nell’opera del giornalista americano veniva messa sotto i riflettori la pubblicità, analizzata dallo sgurado prospettico della psichiatria e delle scienze sociali;

In un contesto sociale come quello dei primi anni del dopoguerra, ci si preparava al boom economico dettato dalla produzione di massa e all’attuazione di metodi efficienti ed utili ad incrementare il numero dei potenziali consumatori.

Non trascorse molto tempo che l’agente pubblicitario James Vicary rese noti i suoi studi condotti sugli avventori del cinema, osservando perlopiù il consumo di popcorn e Coca Cola, prodotti proposti sul maxi-schermo dai fotogrammi del film e dalle pubblicità che lo intervallavano: questi studi sul condizionamento, a quei tempi, suscitarono rilevanti interessi per le agenzie pubblicitarie e molti furono i consulenti del settore che ne vollero seguire l’esempio.

L’etimologia del termine “subliminale” risiede nella proposizione latina “sub” (sotto) e in quella di “limen”(soglia); adoperato nel linguaggio pubblicitario, in ambito psicologico il termine “subliminale” designerebbe il processo secondo il quale una determinata informazione verrebbe assimilata da specifiche aree del cervello in modo inconscio.

Lo scopo di questa tipologia di messaggio, in ambito pubblicitario, avrebbe lo scopo di invogliare il consumatore ad acquistare un determinato prodotto a scapito di un altro;

l’informazione sarebbe trasmessa agli organi sensoriali adibiti alla vista ed all’udito mediante l’utilizzo di suoni, fotogrammi, disegni o colori accuratamente scelti che conterrebbero, al loro interno, ulteriori frasi o immagini avulse dal contesto inziale e che rimarrebbero “impresse” nel inconscio dell’ascoltatore o visionante stimolandone alcune parti del cervello.

Molto delicata appare la questione riguardante le frequenze d’onda percepite dall’organo sensoriale uditivo e l’immediata rielaborazione celebrale che ne deriva: a tal proposito, oggetto di studio e discussione è stata la musica quando, negli anni Novanta del secolo scorso, i membri della band metal Judas Priest sedettero al banco degli imputati con l’accusa di aver adoperato messaggi subliminali nel singolo “Better by you better than me” scritta – nella versione originale – dai Spooky Tooth e da loro rielaborata.

Nella canzone, secondo l’accusa, sarebbe stato contenuto l’imperativo “Do it” ( Fallo!), chiaro invito al suicidio; la corte, tuttavia, affermò che quel comando sarebbe stato frutto di alcune parole del testo che si sarebbero amalgamate con i suoni della melodia, prosciogliendo dall’accusa i membri dei Judas Priest.

Una sorte analoga toccò anche ai Led Zeppelin con il capolavoro famoso in tutto il mondo “Starway to Heaven”, ai Black Sabbath, ai Pink Floyd, ai Queen ed ai Beatles; su questi ultimi verteva l’accusa di aver inserito messaggi subliminali nel singolo “Revolution” pubblicato il 28 agosto 1968 e scritto dallo stesso John Lennon seppure, successivamente, sia stato attribuito a Lennon-McCartney.

Per un lungo lasso di tempo si sostenne che l’inserimento delle informazioni percepite dall’inconscio avvenisse mediante l’utilizzo del Blackmasking, registratore a nastro prodotto da Sony che permetteva l’ascolto e l’incisione invertita delle canzoni.

Per la maggior parte dei casi studiati ed analizzati è stata provata che l’illusione uditiva attribuita ai messaggi nascosti fosse causata dalla pareidolia acustica a livello subconscio.

Così come per la musica, diversi programmi TV, perlopiù americani, trasmessi in fasce orarie protette finirono sotto accusa; tra questi si annoverarono persino dei cartoni animati prodotti da The Walt Disney Company.

Fu proprio ciò a mettere in atto un’azione giudiziaria contro il produttore del marchio di cartoni animati destinati ad adulti e bambini, Walter Elias Disney, condannato successivamente al versamento di una somma pari a 70 milioni di dollari: in fase processuale egli, infatti, ammise di aver adoperato l’utilizzo di messaggi subliminali a sfondo satanico, esoterista e sessuale, avvalorata anche dalla sua posizione come membro di una loggia massonica, alla quale aveva aderito sin da adolescente diventando parte del Capitolo Madre dell’Ordine paramassonico di DeMolay a Kansas City (Missouri) fondato nel 1919: ad egli è dedicata anche una pagina del catalogo filatelico della collezione Renato Boeri del Grande Oriente d’Italia.