Menzogna e Comunicazione Non Verbale

Menzogna e Comunicazione Non Verbale

di Silvia MALAFARINA

Contrariamente a quanto si pensi, è molto difficile riuscire a mentire senza essere scoperti. Quando
mentiamo anche la menzogna, così come le emozioni, trapela dal nostro linguaggio del corpo. A
differenza delle emozioni non esistono delle espressioni del volto o movimenti del corpo tipici di un
atteggiamento menzognero. Vi sono però degli indici attendibili di menzogna, utili per capire se un
soggetto stia mentendo o meno.
Iniziamo con il dire che esistono due modi di mentire, falsificando ciò che viene detto e quindi
inventando volontariamente quanto riportato oppure alterando i fatti che vengono raccontati con
l’omissione o la modifica di alcune parti del discorso. In entrambi i casi si tratta di una
dichiarazione falsa, in cui viene alterata consapevolmente la realtà. A livello di comunicazione non
verbale gli indicatori più attendibili di menzogna sono le “Incongruenze”. Con questa espressione
si intende la mancanza di congruenza tra le espressioni del volto o del corpo di un soggetto e le
affermazioni verbali da lui espresse in un determinato momento. Ciò significa che i due canali
comunicativi del volto e del corpo e il contenuto verbale, non sono congruenti tra loro.
Esistono tre tipologie di Incongruenze:
1) Incongruenza di dubbio: il soggetto mentre sta facendo un’affermazione verbale certa, o subito
dopo averla fatta, mostra un’espressione di dubbio o con il volto o con il corpo o con entrambi i
canali comunicativi.
2) Incongruenza emozionale: è una incongruenza tra l’emozione che il soggetto dice di provare in
un determinato momento e quella effettivamente manifestata dal corpo e dal volto.
3) Incongruenza tra emozione e contesto: il soggetto mostra attraverso la comunicazione non
verbale, un’emozione diversa da quella che ci aspetteremmo dal contesto.

Ma quali sono le espressioni di dubbio o perplessità?
Riguardo al volto esprimiamo il dubbio con un rapido movimento di innalzamento e abbassamento
delle sopracciglia, con l’innalzamento unilaterale del sopracciglio o abbassando gli angoli della
bocca e innalzando il mento. Con il corpo il dubbio viene espresso mediante un innalzamento e
abbassamento di una o entrambe le spalle o da un movimento rotatorio delle mani fuori ritmo
rispetto alla comunicazione verbale.
Nel momento in cui osserviamo questi indicatori, però, non significa necessariamente che il
soggetto stia mentendo. Infatti, una volta colta l’incongruenza è necessario svolgere il colloquio in
modo tale da capire se effettivamente il soggetto confermi più volte determinate incongruenze
oppure le giustifichi nel corso della conversazione. E’ importante dunque strutturare una buona
intervista con domande atte a cogliere il significato delle incongruenze.
Il comportamento di un soggetto che mente è molto controllato, in quanto lo sforzo cognitivo
necessario per mentire è molto elevato, il bugiardo ha bisogno di concentrarsi quindi tenderà a non
muovere troppo il corpo. I gesti e i movimenti del corpo, infatti, così come le espressioni del volto, i
cosiddetti “illustratori” utilizzati per enfatizzare quanto espresso verbalmente, diminuiscono
notevolmente. La persona tenderà a guardare negli occhi il proprio interlocutore per assicurarsi che

stia credendo a quanto detto. I movimenti “manipolatori” invece, i quali hanno come scopo quello
di adattare lo stato psichico a quello corporeo, come ad esempio toccare parti del corpo o un
oggetto, o leccarsi e mordersi le labbra, manifestati specialmente in uno stato di ansia o di disagio,
non sono indici attendibili di menzogna. Infatti, è sempre di fondamentale importanza tenere in
considerazione il contesto, il setting nel verificare l’attendibilità della fonte. Durante un
interrogatorio, ad esempio, un soggetto interrogato pur essendo innocente potrebbe manifestare
segni di ansia o di disagio in quanto indotti dal contesto in cui questi si trova.
Chi mente può provare tre tipi di emozioni. Una è la paura di essere scoperto, il senso di colpa per
il fatto di aver mentito oppure il piacere di star mentendo e dunque del prendere in giro colui a cui si
mente. Però anche le emozioni così come i movimenti manipolatori, non possono essere considerate
indici attendibili di menzogna in quanto esse sono legate ai valori della persona. Per cui un soggetto
pur mentendo potrebbe non provare e quindi non manifestare nessuna delle suddette emozioni.
Altri parametri da tenere in considerazione sono le espressioni soffocate, ovvero espressioni
trattenute al fine di non essere manifestate, le quali spesso sono rivelatrici di menzogna e le
espressioni asimmetriche. Queste ultime compaiono su entrambi i lati del volto ma con diversa
intensità e lo stimolo che porta alla loro manifestazione ha origine dalla corteccia cerebrale e non
dalla amigdala, per questo motivo non sono involontarie.

E’ inoltre importante tenere in considerazione la durata di una determinata espressione, la quale
non deve essere nè troppo lunga nè troppo breve, cioè interrotta bruscamente, nè con un tempo di
reazione troppo lungo rispetto allo stimolo. In questi casi, infatti, potremmo trovarci di fronte a
espressioni simulate in quanto le espressioni sincere hanno una durata compresa tra un mezzo e
quattro secondi.
Infine, per quanto concerne il linguaggio verbale nella menzogna, di solito le dichiarazioni false
sono più brevi di quelle vere, sono generiche e con pochi riferimenti a luoghi, persone, tempi e alla
propria persona. Vi è un uso frequente di intercalari e di pause, e le bugie sono spesso precedute da
lunghi tempi di latenza che aumentano con l’aumentare dello sforzo cognitivo atto a formularla ma
anche una risposta troppo frettolosa indica che questa sia già pronta. Aumentano il numero di
informazioni e dettagli irrilevanti e il numero delle risposte indirette. I bugiardi appaiono evasivi
evitando di rispondere alle domande in modo esauriente, cambiando argomento oppure ponendo
domande a loro volta.
L’analisi del linguaggio del corpo unitamente a quella verbale e ad un colloquio strutturato
forniscono elementi utili per il riconoscimento di un comportamento di menzogna e attendibilità
della fonte.

Bibliografia

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