Leopold e Loeb. Esiste il delitto perfetto?

Leopold e Loeb. Esiste il delitto perfetto?

“Al di sotto della comunicazione umana c’è un oceano simile a lava: lì ha origine la vera azione degli esseri
umani, la forza che non può essere misurata né controllata, che non è visibile in superficie.”
(Meyer Levin – Compulsion)

Esiste il delitto perfetto? È davvero possibile compiere un omicidio e farla franca, senza essere neanche lontanamente implicati nel delitto? Questa domanda ha intrigati gli esseri umani per molto tempo. Qualcuno, in particolare, decise di provare a risolvere questo dilemma. Stiamo parlando di Nathan Leopold e Richard Loeb, due studenti americani che, nel 1924, rapirono ed uccisero il quattordicenne Bobby Franks, per provare la loro superiorità intellettuale sul resto della società. Il delitto colpì molto l’opinione pubblica, tanto che la stampa ribattezzò l’omicidio come “il crimine del
secolo”.

Nathan Freudenthal Leopold Jr. nacque il 19 novembre 1904 a Chicago, figlio di Florence Foreman e Nathan Leopold Sr., una ricca coppia di immigrati ebrei tedeschi. Il piccolo Nathan era un bambino prodigio: pare infatti che abbia pronunciato le sue prime parole all’età di quattro mesi. Ai tempi del delitto, Leopold aveva completato un corso di laurea presso l’Università di Chicago con gli onori della Phi Beta Kappa e aveva pianificato di iniziare gli studi alla Harvard Law School dopo un viaggio in Europa. Parlava fluentemente cinque lingue ed era un ornitologo certificato. Richard Albert Loeb nacque l’11 giugno 1905 a Chicago, figlio di Anna Henrietta (nata Bohnen) e Albert Henry
Loeb, un ricco avvocato ed ex vicepresidente di Sears, Roebuck & Company, una delle catene di grande distribuzione più importanti d’America. Come Leopold, anche Loeb era eccezionalmente intelligente, tanto che divenne il più giovane laureato dell’Università del Michigan, all’età di 17 anni. A differenza di Leopold, non era eccessivamente interessato alle attività intellettuali, preferendo socializzare, giocare a tennis e leggere romanzi polizieschi. I due giovani crebbero nel ricco quartiere di Kenwood, nel South Side di Chicago. I due ragazzi si frequentarono solo occasionalmente, ma dal 1920 in poi i loro rapporti si fecero più stretti, in particolare dopo aver scoperto un reciproco
interesse per il crimine. Leopold era particolarmente affascinato dal concetto di Oltreuomo (Übermenschen) di Friedrich Nietzsche: per lui l’Oltreuomo era un individuo trascendente, dotato di capacità straordinarie e insolite, che con il suo intelletto superiore poteva elevarsi al di sopra delle leggi e delle regole che vincolavano l’insignificante uomo medio. Leopold riteneva sé stesso e Loeb appartenenti alla categoria dell’Oltreuomo e, come tali, svincolati da qualsiasi etica o regola della società. Fedeli alle loro concezioni, i due iniziarono a compiere piccoli atti di furto e vandalismo. Una notte entrarono in una casa della confraternita universitaria e rubarono coltellini, una macchina fotografica e una macchina da scrivere (quest’ultima verrà in seguito usata nel delitto). Incoraggiati, passarono a una serie di crimini più gravi, tra cui l’incendio doloso, ma nessuno li scoprì mai.

Delusi dall’assenza di copertura mediatica dei loro crimini, decisero di pianificare ed eseguire un sensazionale “crimine perfetto” che avrebbe attirato l’attenzione del pubblico e confermato il loro status percepito da “Oltreuomini”. Leopold e Loeb decisero che, per compiere il delitto perfetto, avrebbero dovuto rapire e uccidere un adolescente. Per ideare il piano impiegarono sette mesi, e pensarono ad ogni aspetto del crimine, dal metodo del rapimento allo smaltimento del cadavere. Per offuscare la reale natura del loro crimine, decisero di scrivere una richiesta di riscatto ed escogitarono
un piano intricato per la raccolta del denaro, che prevedeva una lunga serie di istruzioni di consegna da comunicare, volta per volta, per telefono. Per scrivere la nota si servirono della macchina da scrivere rubata dalla casa della confraternita, mentre come arma del delitto scelsero uno scalpello. Anche il processo di selezione della vittima fu molto lungo: alla fine scelsero Robert Emanuel “Bobby” Franks, il figlio quattordicenne di Jacob Franks, ricco produttore di orologi di Chicago. Loeb conosceva bene Bobby Franks; era suo cugino di secondo grado, ed era un suo vicino di casa, tanto che Bobby aveva talvolta giocato a tennis nella residenza di Loeb. Il 21 maggio 1924, i due agirono. Usando un’automobile che Leopold aveva noleggiato con il nome di Morton D. Ballard, offrirono a Franks un passaggio mentre tornava a casa da scuola. Il ragazzo inizialmente rifiutò, poiché la sua destinazione era a meno di due isolati di distanza, ma Loeb lo persuase a salire in macchina per discutere di una racchetta da tennis che stava usando. La sequenza precisa degli eventi successivi rimane controversa, ma la maggior parte delle opinioni vede Leopold alla guida dell’auto, con Loeb seduto sul sedile posteriore. Secondo gli studiosi, fu Loeb a colpire Franks in testa con lo scalpello, più e più volte, per poi trascinarlo sul sedile posteriore, dove fu imbavagliato e presto morì.

A delitto compiuto, i due si diressero verso Wolf Lake, a Hammond, Indiana, 40 km a sud di Chicago, che era il luogo scelto come punto di abbandono del cadavere. Denudarono Franks, quindi nascosero il corpo in un canale sotterraneo lungo i binari della Pennsylvania Railroad, a nord del lago. Per occultare l’identità del corpo, gli versarono dell’acido cloridrico sul viso e anche sui suoi genitali, per mascherare il fatto che si trattava di un ragazzo circonciso; dopodiché distrussero la macchina da scrivere e bruciarono il telo da auto che avevano usato per spostare il corpo. Appena
furono rientrati a Chicago, Leopold chiamò la madre di Franks, identificandosi come “George Johnson”, dicendole che il ragazzo era stato rapito ed esigendo il pagamento di un riscatto di 10.000$ in cambio della sua liberazione. Dopo aver spedito la nota di riscatto, i due bruciarono i loro indumenti macchiati di sangue e ripulirono al meglio le macchie di sangue rimaste nel veicolo noleggiato; il resto della serata lo passarono giocando a carte. Il mattino seguente i Franks ricevettero la richiesta di riscatto; Leopold chiamò nuovamente la famiglia e dettò la prima serie di istruzioni per
il pagamento del riscatto. Il piano rischiò di naufragare quasi immediatamente, perché un familiare, nervoso per via della situazione, dimenticò l’indirizzo del negozio in cui avrebbe dovuto ricevere la prossima serie di indicazioni. Ad ogni modo, il tutto andò definitivamente all’aria quando il corpo di Bobby Franks venne ritrovato. A nulla erano valsi i tentativi dei due assassini di mutilare il cadavere per renderne difficile l’identificazione, poiché lo zio del giovane Bobby lo riconobbe grazie ad un segno sulla pelle, che i due non avevano notato. La polizia di Chicago avviò un’indagine a 360°, e nessuna pista venne trascurata; si giunse perfino ad offrire delle ricompense a chiunque sapesse qualcosa del delitto. Analizzando la scena del crimine, la polizia rinvenne un paio di occhiali dotati di una cerniera insolita; in tutta Chicago, c’erano solo tre persone ad averne una di quel genere, tra le quali Leopold. Interrogato al riguardo, Leopold disse di aver smarrito gli occhiali durante un’uscita di birdwatching effettuata nel fine settimana precedente. Inoltre la polizia rinvenne anche la macchina da scrivere distrutta, che fu ritrovata nella Laguna di Jackson Park il 7 giugno. Interrogati, Leopold e Loeb affermarono che nella notte dell’omicidio erano in giro per Chicago, a bordo dell’auto di
Leopold, e di aver trascorso la serata in compagnia di due ragazze delle quali non ricordavano i cognomi. L’alibi crollò quando l’autista di Leopold disse alla polizia che, quella notte, l’auto era rimasta in garage, e che lui era stato impegnato nel ripararla.

La moglie dell’autista in seguito confermò che, la notte del delitto, l’auto era parcheggiata nel garage. Messi alle strette, i due confessarono. Loeb fu il primo, e diede la colpa di tutto a Leopold, che dal suo canto ribaltò i ruoli. Come detto prima, la maggior parte degli studiosi ritiene che l’assassino fosse Loeb, ma alcune prove, come la testimonianza di Carl Ulvigh, che ha affermato di aver visto Loeb guidare e Leopold sul sedile posteriore pochi minuti prima del rapimento, suggeriscono che Leopold avrebbe potuto essere il vero assassino. Dopo l’arresto, entrambi ammisero di aver commesso il crimine per raggiungere il brivido derivante dalla consapevolezza di essere Oltreuomini. La famiglia
Loeb assunse il noto avvocato Clarence Darrow, noto per la sua strenua opposizione alla pena capitale. Dopo un lungo processo ed una lunghissima arringa, l’avvocato riuscì ad evitare la pena di morte ai suoi clienti. Leopold e Loeb furono condannati all’ergastolo per omicidio e a 99 anni ciascuno per sequestro di persona. I due vennero inizialmente richiusi nella prigione di Joliet, ed in seguito furono trasferiti nella prigione di Stateville, vicino Chicago. Durante la prigionia mantennero buoni rapporti, tanto che insieme ampliarono il sistema scolastico del penitenziario di Stateville. Nel 1936 Richard Loeb fu attaccato dal suo compagno di cella, James Day, che lo ferì brutalmente con un rasoio a serramanico; Loeb morì per le ferite subite. Day sostenne di essersi difeso da una violenza sessuale, ma le indagini rivelarono che il corpo di Loeb presentava oltre cinquanta ferite da arma da taglio, di cui alcune sugli avambracci (le tipiche ferite da difesa). Leopold stesso ritenne poco probabile la versione di Day, e sostenne al contrario che fosse stato Day a tentare un approccio con Loeb, e che lo aveva ucciso quando quest’ultimo lo aveva respinto. Leopold, dal canto suo, divenne
un detenuto modello e, dopo 33 anni di prigionia, venne rilasciato sulla parola, nel marzo del 1958.

In quello stesso anno pubblicò la sua autobiografia, intitolata “Life Plus 99 Years”. In seguito si trasferì a Puerto Rico, nel distretto di Adjuntas, dove trovò lavoro come assistente di laboratorio in un ospedale. Qualche tempo dopo si trasferì a Santurce, dove si sposò. Riprese gli studi e si laureò all’Università di Puetro Rico, dove tenne anche alcune lezioni. Pubblicò un libro sugli uccelli della zona ed aveva in programma un altro libro, incentrato sulla sua vita successiva al rilascio dalla prigione, che però non portò mai a termine. Nathan Leopold morì il 29 agosto 1971, per un attacco di cuore; aveva 66 anni. La vicenda ispirò numerose opere, tra le quali un film di Alfred Hitchcock intitolato “Nodo alla gola” e un libro, “Compulsion”, scritto da Meyer Levin, che venne a sua volta adattato in un film dal titolo “Frenesia del delitto”.

UN FILM TRATTO DA QUESTA STORIA
Formula per un delitto è un thriller del 2002 diretto da Barbet Schroeder.
I compagni di scuola Richard Haywood (Ryan Gosling) e Justin Pendleton (Michael Pitt) si alleano nella creazione di un piano per compiere un omicidio perfetto (!). Dopo mesi e mesi di discussioni, passano all’azione: rapiscono una donna a caso, la strangolano e creano appositamente delle prove per incolpare il povero bidello di liceo Ray Feathers, spacciatore di marijuana da cui si serve Richard. Quando il cadavere della vittima viene ritrovato in un sacco di plastica vicino al fiume, sono incaricati delle indagini la detective Cassie Mayweather (una splendida Sandra Bullock) e il suo nuovo partner Sam Kennedy (Ben Chaplin).
I giovani criminali hanno però sopravvalutato di molto le loro capacità: sulla scena del crimine, infatti, vengono facilmente individuate impronte e tracce organiche appartenenti ai due (!!). Sebbene entrambi gli studenti abbiano un alibi e neghino di conoscersi, l’investigatrice appare sicura che Richard sia l’assassino e Justin il suo complice, nonostante le insistenze di Sam a prendere in considerazione anche altre ipotesi d’indagine. Mentre i poliziotti discutono, il capitano Rod Cody toglie il caso a Cassie per paura che i ricchi e influenti genitori di Richard possano far valere le loro conoscenze in alto loco. Sam, quindi, continua da solo le indagini seguendo le false prove create dai ragazzi e arriva a Ray. Quando il bidello viene trovato morto da Richard, che mette in scena un finto un suicidio, il caso
sembra risolto. Ma proprio in quel momento l’istinto dell’agente gli dice che Cassie potrebbe avere ragione e lo induce a continuare a investigare…

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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  • Leopold, Loeb & The Crime of the Century, by Hal Higdon, pg 319.
  • Joint Report of All Psychiatrists. Northwestern University Archives. 1924. p. 16

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