La vendetta nei confronti del sistema attraverso l’omicidio di massa

La vendetta nei confronti del sistema attraverso l’omicidio di massa

di Gessica GRECCHI

All’interno di una società come la nostra, in cui siamo continuamente posti di fronte a problematiche come l’aumento della criminalità, l’incombere della crisi economica e il progressivo deterioramento dell’ambiente naturale, l’esistenza del singolo è caratterizzata da una significativa incertezza verso il futuro.

Tutto questo non fa altro che destabilizzare la nostra struttura psichica, manifestandosi, nei casi più gravi, in varie forme di patologie che possono portare l’individuo a compiere gesti estremi come l’omicidio o il suicidio.

Ma cosa succede nel momento in cui il soggetto, sentendosi rifiutato dalla società, decide di opporsi ad essa mettendo in atto una vera e propria rivalsa nei confronti del sistema?

Con il termine “mass murder” si intendel’uccisione illecita di quattro o più vittime da parte dello/degli stessi offender che agisce/agiscono di concerto nello stesso luogo e durante un unico episodio criminale protratto per minuti, ore o giorni. Questo fenomeno è presente soprattutto nelle società industrializzate e raggiunge il suo culmine negli Stati Uniti.

Gli omicidi vengono commessi in luoghi in cui ci sono presenti molte persone e le vittime sono casuali:

  • In piazza
  • Per strada
  • Scuola
  • Teatro
  • Edificio
  • Chiesa

A far scattare l’omicida di massa «è un crollo di sicurezze esistenziali, un cocktail di frustrazioni, solitudine, batoste devastanti al proprio narcisismo» Dr. Mastronardi (La Repubblica.it, 2001)

C’è sempre alla base del mass murder una patologia psichiatrica:

  • Una sofferenza paranoico schizofrenica
  • Una psicosi allucinatoria con deliri di grandezza o di persecuzione
  • Evidenti disturbi di personalità

Nel momento in cui inizia a crollare ogni certezza la conseguenza è l’isolamento sociale, che porta a cronicizzare un’ideazione paranoide rispetto a delle proprie convinzioni. Lo scambio comunicativo con altri soggetti che vivono le stesse sofferenze, inoltre, non fa altro che fomentare questi aspetti paranoici. Tutti questi elementi andranno a danneggiare in modo significativo il buon senso della persona.

Il soggetto, convinto della propria superiorità, inizia così a regredire isolandosi dal mondo, imprigionato nelle proprie fantasie in cui la vita perde significato e l’ideazione suicidaria si concretizza. Nel momento in cui viene eliminato il sistema non resta altro da fare che il suicidio.

L’omicida di massa non ha gli aspetti del serial killer in quanto il suo pensiero ossessivo esplode in un’unica soluzione e li si esaurisce, poiché ha ottenuto lo scopo.

Da cosa sono motivati?

• Fattori di natura psicologica, sociale, economica, politica

• Oppressione della propria individualità

• Conflitto tra Io sociale e proprio Io: nel momento in cui l’Io personale si scontra con quello sociale, la persona in quel momento inizia a costruirsi un’ideazione paranoide, disturbante e ossessiva di pensieri che vanno dal disprezzo di sé, al “nessuno mi capisce”.

Quando iniziano a prevalere le idee complottiste e la patologia paranoide assume un significato sempre più grande, si può arrivare a commettere questo tipo di reato.

Il criminologo statunitense Palermo e lo psichiatra e criminologo Mastronardi hanno stilato un profilo del possibile mass murder: è solitamente di razza bianca, ha un’età media superiore a 25 anni, conduce una vita solitaria, ha passato un’infanzia infelice e vuole essere considerato un superuomo.

Nel 2014, Clare S. Allely e i suoi colleghi, in uno studio sui fattori di rischio neurologici e psicosociali presenti nei serial killer e negli assassini di massa, ricercarono informazioni su 404 killer. Dei 239 che rimasero, individuati come idonei alla ricerca, 106 di questi presentavano problematiche di Disturbo dello Spettro Autistico o lesioni cerebrali. 58 erano omicida di massa e gli altri 48 serial killer.

La loro ricerca ha evidenziato come i disturbi neurologici, potrebbero giocare un ruolo importante nei serial e mass murderers.

Questi fattori, tuttavia, non possono da soli spiegare la genesi di tali comportamenti violenti che sarebbe quindi imputabile anche alla presenza di eventi traumatici vissuti nell’infanzia, come la morte di una figura di riferimento importante, episodi di violenza e abuso sessuale, difficoltà relazionali all’interno della famiglia e nell’ambiente scolastico.

Il loro sentirsi socialmente inadeguati ed insignificanti, che conduce a reazioni aggressive e distruttive, diviene quindi interpretabile come un tentativo di affermare il proprio Io personale e la propria autonomia individuale.

Bibliografia

• Crime Classification Manual, John E. Douglas, Ann W. Burgerss, Allen G. Burgess, Robert K. Ressler, seconda ed. italiana sulla terza edizione italiana a cura di M. Picozzi, Ed. Ermes, 2016.

• DSM V, Raffaello Cortina editore, edizione italiana a cura di M.Biondi, 2014.