La costruzione sociale della devianza attraverso l’approccio di Howard Becker

La costruzione sociale della devianza attraverso l’approccio di Howard Becker

di Gessica GRECCHI

Le società moderne non sono semplici organizzazioni in cui ognuno è d’accordo su cosa siano le norme e come devono essere applicate, al contrario, sono molto differenziate tra di loro e proprio per questo non mancano situazioni in cui le norme vengono violate, specialmente quando alla base vi è una difficoltà di adattamento del singolo.

Quando parliamo di devianza facciamo riferimento a ogni atto o comportamento di una persona o di un gruppo, che viola le norme di una collettività andando incontro a una qualche forma di disapprovazione, sanzione, condanna o discriminazione.

Un aspetto importante da considerare per quanto riguarda le norme è la loro duplice natura, che può essere giuridica e sociale: la prima è depositata nel sistema giuridico di uno Stato e gli individui hanno l’obbligo di rispettarla; la seconda viene a costituirsi in modo naturale nelle relazioni tra gli uomini, delineando i confini fra azioni conformi e devianti. Secondo quest’ultima definizione un atto viene quindi definito deviante non per la natura stessa del comportamento, ma per la risposta che suscita nell’ambiente socioculturale in cui ha luogo.

La devianza dispone storicamente di un sostanziale numero di teorie che, a loro modo, cercano di spiegare perché alcune persone tendono a commettere atti devianti. Esse variano a seconda del “paradigma” in base al quale si orientano, positivista funzionalista o interazionista, al tipo di oggetto a cui tentano di dare una spiegazione, che può essere il deviante o la reazione sociale alla devianza, analizzando infine il rapporto che esiste tra le variabili.

Grazie all’approccio interazionista proposto da Howard Becker abbiamo una nuova visione del concetto di devianza, che non si presta ad essere una proprietà del comportamento, ma un prodotto di relazioni e interazioni tra attori sociali.

Howard Becker è un sociologo statunitense del ‘900, che ha trattato mediante un approccio moderno lo studio dei problemi sociali. A partire dagli anni Cinquanta le sue attenzioni si focalizzano sulle condotte devianti all’interno di quella che egli stesso definirà come Labelling theory, una teoria sociologica della devianza che si fonda sul fatto che è la società a definire determinati atti come devianti.

In contrapposizione alle teorie “strutturali” tradizionali, che cercano di rintracciare le cause dell’azione deviante in un pattern più o meno deterministico, i labelling theorists propongono una concezione che pone l’attenzione sul processo del divenire devianti in cui giocano un ruolo fondamentale i meccanismi di attribuzione, etichettamento e di stigmatizzazione, che colpiscono la condotta deviante.

Becker è considerato parte della scuola di Chicago, la prima scuola di sociologia urbana negli Stati Uniti d’America, nel periodo che va dal ’50 al ’60, e che comprende un ampio numero di studiosi che operarono a Chicago nei primi tre decenni del XX secolo. L’approccio teorico dominante presente all’interno degli studi della Scuola di Chicago è l’interazionismo simbolico. Esso pone l’accento sulla creazione dei significati nella vita e nelle azioni umane, e sostiene la necessità di inserire l’interpretazione e il comportamento degli individui all’interno della realtà sociale stessa alla quale appartengono.

Il lavoro di Becker all’interno della Scuola di Chicago fu quello di applicare i metodi dell’interazionismo simbolico ai fenomeni della devianza e della marginalità sociale, dando origine appunto alla Teoria dell’etichettamento.

L’aspetto innovativo di questo approccio consiste nell’andare oltre la letteratura delle scienze sociali che tenta di spiegare la presenza di un particolare tipo di comportamento in un individuo, come il risultato di che psicologiche che lo motivano ad assumere tale comportamento. L’invito di Becker consiste nell’osservare la devianza anche come qualcosa che si crea in termini temporali e sequenziali, mediante un processo.

In particolare, in Becoming a marijuana user, il suo studio sui consumatori di marijuana realizzato attraverso un lavoro di ricerca sul campo, egli nota come l’uso di tale sostanza sia funzione della concezione che l’individuo ha di essa e degli usi che può farne.

L’analisi introdotta da Becker permette di comprendere che i soggetti devianti sviluppano in modo concreto motivazioni devianti e criminali, già nel corso dell’esperienza delle condotte stesse.

Nel caso classico dell’uso di marijuana, “i principianti” grazie al ruolo svolto dai “veterani” imparano a usare tecniche per utilizzare gli stupefacenti e a percepire gli effetti delle sostanze, così come apprendono a goderne degli effetti e a definire le situazioni in cui avviene l’uso come piacevoli. Becker mediante questo approccio, mostra come la devianza possa essere appresa così come apprendiamo qualunque altra cosa. L’autore, infatti, attraverso il ricorso al concetto di carriera, spiega come devianza e crimine possano essere spiegati mediante una successione di fasi che corrispondono contemporaneamente sia a cambiamenti nel comportamento, che a mutamenti nelle opportunità strutturali e nelle prospettive del soggetto. In particolare, la spiegazione di ciascuna fase della carriera permette anche di comprendere quali forme assumeranno i comportamenti finali.

L’analisi può essere estesa anche ad altre forme di condotte devianti e criminali, perché permette di comprendere le modalità attraverso le quali sensazioni o impulsi possono essere trasformati in modelli specifici di azione, per mezzo di processi di mediazione simbolica.

Il fine è quello di dimostrare che, non sono le motivazioni devianti che conducono al comportamento deviante, ma, al contrario, è il comportamento deviante che produce, nel corso del tempo, la motivazione deviante (Becker, 2017).

Bibliografia

Becker H.S., Outsiders. Studi di sociologia della devianza, Meltemi, Milano, 2017.

Curti S., Criminologia e sociologia della devianza, Cedam, 2014.

Dal Lago A., La produzione della devianza: teoria sociale e meccanismi di controllo, Ombre Corte, 2000.