
Il Satanismo Moderno
di Antonia DEPALMA
Negli anni Cinquanta dello scorso secolo i locali notturni di San Francisco erano animati dalle esecuzioni all’organo di un musicista, all’epoca dei fatti poco più che ventenne, che presto sarebbe divenuto il capostipite dell’organizzazione religiosa conosciuta come “Chiesa di Satana”.
Fotografo della polizia scientifica e musicista, Anton Szandor LaVey aveva dimostrato sin da giovane un certo interesse per l’occultismo di Aleister Crowley che, nel 1951, lo portò a divenire il leader di uno dei rami dell’Ordo Templi Orientis da cui, successivamente, prese le distanze.
Nel 1966, assieme al registra Kenneth Anger fonderà il Magic Circle che, negli anni seguenti, acquisì l’appellativo “Chiesa di Satana”, attualmente guidata da Peter Howard Gilmore.
Il Magic Circle adottò come “sacro testo” la pubblicazione del 1969 ad opera dello stesso A.S. LaVey “The Satanic Bible” ed i rituali prescritti per questo culto erano rinvenibili nell’opera correlata “The Satanic Rituals”.
Durante questi anni l’attenzione dei media ricadde in svariate occasioni sulla chiesa fondata dal fotografo della polizia scientifica, definito dalla stessa cronaca “Papa Nero”; ben presto la sua figura ed il suo progetto religioso furono noti in tutto il mondo.
L’anno precedente la pubblicazione dell’opera tradotta in “Bibbia di Satana”, e più precisamente nel 1968, Anton Szandor LaVey pubblicò un LP 33 giri intitolato “The Satanic Mass” in cui, sul side B, vi sono incise le arie di Ludwig Van Beethoven, Richard Wagner e John Philip Sousa che facevano da sottofondo alla messa nera da egli officiata.
Il long play – inizialmente inciso sotto l’etichetta discografica dello stesso LaVey, Murgenstrumm – è stato, in data 21 giugno 1995, ristampato in CD dalla casa discografica Amarillo Records; in questa nuova pubblicazione è stata, poi, aggiunta la traccia bonus della durata di circa tredici minuti: “Hymn of the Satanic Empire, or the Battle Hymn of the Apocalypse”
Il disco palesava il rifiuto della dottrina giudaico-cristiana così come lo stesso autore affermò con le seguenti parole, durante un’intervista rilasciata a M. Moynihan nel 1994:
“Penso che originariamente non sia stato pubblicato per fare propaganda, quanto piuttosto per mettere le cose in chiaro riguardo alla differenza tra una Messa Satanica ed una Messa Nera; quest’ultima è soltanto una versione contraria al rito cristiano”.
Il long play, distribuito da Lyle Stuart e finanziato con il contributo di Howard Hughes, fu solo l’incipit dell’affermazione del pensiero portato avanti dalla Black House che culminò nella pubblicazione, nel 1971, dell’ LP “Black Mass Lucifer”, interamente dedicato a Lucifero e pubblicato sotto l’ etichetta discografica MCA Records.
Quella del “Papa Nero” fu un’eredità che ebbe un influsso notevole in tutto il mondo, incidendo soprattutto nell’arte musicale; questa tesi è sostenuta dal fatto che, tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento, moltissimi gruppi esecutori del genere musicale definibile “Metal”, ne seguirono le orme finanziati da innumerevoli progetti appoggiati dalle stesse case discografiche.
Lo stesso mondo hollywoodiano ne prese spunto e, presto, le nuove pellicole cinematografiche proiettate iniziarono a contenere temi ispirati al culto di LaVey che, in taluni casi, lo coinvolsero in prima persona: è questo il caso del film sulle sette sataniche romanzate “Rosmary Baby – Nastro Rosso a New York” di Roman Polanski, adattato fedelmente al romanzo di Ira Levin, che porta alla luce una situazione di caos spirituale della società americana degli anni Sessanta.
Il film, ambientato tra i dettagli gotici del palazzo Dakota – dinanzi al cui ingresso furono assassinati, nel 1973, John Lennon e sua moglie Yoko Ono – ebbe tra le comparse speciali lo stesso LaVey al quale il regista Polanski si era rivolto per alcuni consigli sul tema che hanno contribuito a rendere, poi, il capolavoro cinematografico assai verosimile.
Nel 2019 le sale cinematografiche hanno riproposto la questione grazie al genio del registra e produttore Quentin Tarantino con la pellicola “Once Upon a Time in Hollywood” .
Il satanismo laveyano di quei tempi assunse, dunque, il connotato di una diversificazione dalle tradizioni e dai valori comunemente ritenuti “di massa”, divenendo, così, un controcorrentismo che,in alcuni tra i più gravi casi, è sfociato in reati perseguiti dalla legge.
Antonia Depalma
Fonte:
“Dagli antichi altari al culto di Satana”, Antonia Depalma e Vincenzo de Lisio; IqdB Edizioni (2022) ISBN 9798421406617;