Grafologia forense: analisi delle lettere anonime (seconda parte)

Grafologia forense: analisi delle lettere anonime (seconda parte)

di Elisa Tricarico

LE PRINCIPALI TECNICHE

LA DISSIMULAZIONE

Nel caso della dissimulazione, l’autore cerca di mascherare i tratti grafici salienti della propria scrittura, chiamati anche “connotati” o “idiotismi”.

La dissimulazione consiste in un autore che tenta di mascherare ed alterare la propria grafia al fine di non farsi riconoscere, attraverso un atto cosciente e volontario.

L’utilizzo di questa tecnica comporta però che rimangano pressoché invariati elementi grafici quali: la continuità (se in formato corsivo), la direzione del tracciato, la presenza del rilievo o dello spostamento della pressione (sebbene in forma più o meno accentuata), i rapporti proporzionali ed i piccoli segni (come, ad esempio, il punto di taglio delle T, il plateau delle R, la posizione dei puntini delle I rispetto all’asta della stessa lettera, la presenza di anelli, lacci e ganci, etc.).

Solitamente l’autore della lettera si concentra sugli aspetti più vistosi della grafia e va a modificare l’inclinazione della scrittura, modifica le forme delle lettere ma non riesce a tenere sotto controllo i suoi gesti grafici più personalizzanti.

L’autore, infatti, non riuscirà a controllare la sua personale impostazione spaziale, l’ordine, la distanza tra le righe, il rispetto dei margini, la pressione e il tratto, elementi, quest’ultimi, che non possono nemmeno essere imitati, in quanto afferenti ai meccanismi individuali della neurofisiologia del gesto grafico.

Sfuggiranno al suo controllo gli automatismi extra grafici, come gli accenti, la punteggiatura, i tagli delle “t”, gli idiotismi e i gesto-tipo, ma anche quello che viene definito il “Ductus”, ossia il percorso generale della penna sul foglio guidato dalla mano, la conduzione, del tutto personale, del grafismo.

Pur nel tentativo di “mascherare” la propria scrittura abituale e spontanea, l’autore non è però in grado di alterare quelli che sono chiamati i “gesti fuggitivi”, ossia quei piccoli gesti che non fanno parte della struttura morfologica della scrittura (ossia le lettere) ma si possono trovare soprattutto in fine di parola, a volte all’inizio o anche all’interno della parola.

Si tratta di quei segni grafici che sfuggono alla coscienza, al controllo attentivo della neurofisiologia del gesto grafico. Essendo estremamente spontanei e personali, portano a far riaffiorare i gesti più inconsapevoli di ogni mano scrivente e, quindi, vengo riprodotti anche nel tentativo di dissimulare la propria scrittura per redigere una lettera anonima.

ALTRE FORME DI MASCHERAMENTO

Attraverso l’utilizzo del mascheramento meccanico, l’anonimografo decide di non voler correre rischi, pertanto, evita le forme grafiche dissimulative o simulative, optando per un tipo mascheramento attraverso componenti di natura soggettiva, come, ad esempio, l’uso dell’avambraccio forzatamente sollevato, oppure componenti di natura oggettiva (pennarelli, evidenziatori, rossetti, bombolette spray, normografo, dattiloscrittura, ritagli di giornale), o ancora componenti misti (scrivere su un piano verticale o coricati, in situazioni che comportano un’anomalia della postura o del posizionamento del braccio rispetto ad una situazione normale di scrittura).

Esiste poi il “mascheramento psicologico” nel quale l’autore opta per la scelta di indurre a far credere di essere una persona di diversa cultura, compiendo volutamente errori di ortografia e/o sintassi o adottando un linguaggio e uno stile artefatti, di solito di livello più basso, introducendo, ad esempio, tremori intenzionali o ammaccamenti.

Tale tipo di mascheramento può comportare anche l’inserimento di parole, modi di dire o costrutti propri di una lingua straniera, oppure abbreviazioni suggestive e particolari per suggerire l’appartenenza ad una nazionalità diversa da quella effettiva. Assieme al contenuto di base dello scritto anonimo talvolta vengono inseriti elementi assolutamente frutto di fantasia, che hanno lo scopo di sviare le indagini.

Una lettera anonima può anche essere scritta con la tecnica della simulazione, ossia cercando di imitare la grafia di un soggetto terzo, al fine di far ricadere la responsabilità e l’attribuzione alla persona designata dal reale autore.

AUTOANONIMIA

L’autoanonimia, infine, è una forma rara ed estrema di chi scrive a se stesso per colmare un bisogno patologico di autolesionismo o di vittimologia, oppure per coprire altre azioni più o meno legali, o ancora per confondere le idee sull’autore di una serie di lettere anonime da lui stesso inviate.

Quest’ultima forma però può essere facilmente identificabile dall’occhio attento ed esperto di un perito grafologo giudiziario, attraverso dli indizi grafici della dissimulazione.

Nel prossimo articolo, vedremo alcuni esempi di analisi peritali su scritti anonimi.

…continua…