Fisiognomica e Frenologia

Fisiognomica e Frenologia

di Mirco Turco

Il fine prefissomi nel pubblicare questo atlante è quello di offrire al lettore il mezzo di controllare da sé la verità delle mie asserzioni, senza d’altra parte danneggiare l’economia di spazio che esige un libro. Quest’atlante è dunque non solo una parte integrante dell’opera, ma anzi la più importante. Vi ho cercato d’illustrare, pel mondo dei criminali, ciò che gli etnografi chiamano la pictografia dei selvaggi e la loro estetica, la loro grafologia, e i loro geroglifici. Soprattutto ho voluto dimostrare colla maggior evidenza possibile la esistenza ed i caratteri del tipo nel criminale nato e nell’epilettico … Ho voluto accumulare tutte queste prove di un fatto, che è pur tuttavia così evidente, perché in esso sta proprio il nucleo di tutta la mia teoria: senza tipo criminale, infatti, non v’è criminale-nato: né senza criminale-nato v’è antropologia criminale … Riuscirò io a persuadere tutti? Non io veramente lo spero. Vano è lusingarsi di far vedere dei colori ai ciechi-nati: e meno ancora a quelli che fanno i ciechi per non vedere: sarebbe come pretendere di far decifrare la musica da un profano, il quale non vi vede che dei segni neri, senza alcun significato (C. Lombroso, 1896, III, IV).

Le parole di Lombroso, padre indiscusso o velatamente discutibile del positivismo criminologico, oggi suonano ancora in modo affascinante e per certi versi, potremmo sbilanciarci sostenendo che avevano (per il tempo) consolidate basi scientifiche. Pungenti risultano le sue convinzioni scientifiche (di Lombroso), come risonanti sono le parole del suo Atlante. Non passiamo di certo negare le qualità da ricercatore acuto, così come la sua stessa personalità, che di fatto, è nulla o si annulla senza un contesto storico-geografico specifico. È un contesto, quello lombrosiano, in cui, si alimentano, forse in modo ingenuo, i legami tra gli aspetti esteriori di un individuo, ai tratti e alle varianti del comportamento, inneggiando implicitamente a stereotipi mitologici e popolari quale quello “brutto-cattivo” (De Leo, Patrizi, 1999).

Prima di Lombroso, già nel 1700 troviamo, comunque, studi su ipotetici tratti osservabili del criminale e le prime classificazioni, categorizzazioni e schematizzazioni degli individui. La fisiognomica e la frenologia ne sono un ragguardevole esempio.

La ricerca della “diversità” diventa fondamentale, quindi, per predire il comportamento criminale. Fu Aristotele a fondare la fisiognomica come scienza naturalistica e morale. Egli può essere considerato il primo autore che ha tramandato un trattato, la Storia degli animali, III. Riteneva che la struttura corporea degli animali fosse più semplice ma rinveniva delle somiglianze con gli uomini, trasferendone, quasi magicamente, delle proprietà o qualità (la forza del leone, l’astuzia della volpe, …) (Piccozzi, Zappalà, 2002).

Riferimenti alla fisiognomica si trovano anche in Cicerone, così come in Tacito, Seneca ed altri. Anche nella cultura araba la fisiognomica diventa strategica e moderne tecniche o “tecnologie” di codifica e decodifica, traggono origine, di fatto, da tale disciplina. Proprio attraverso la cultura araba, in Europa si fondano alcuni circoli esoterici e successivamente, nell’epoca rinascimentale, vi è una nuova riscoperta della fisiognomica, con le prime immagini con simboli astrologici riportati in corrispondenza di determinati punti del volto, con lo scopo di localizzare le “qualità essenziali” dell’uomo in rapporto agli astri.

Nel 1558 Gerolamo Cardano, con la Metoscopia, analizza il corpo umano attenendosi a localizzazioni zodiacali ma fu Giovanni Battista Della Porta che, pubblicando il De Humana Physionomia, crea il primo manuale per amministrare il diritto di grazia o di morte. Fu lo stesso Della Porta che aprirà il cammino al suggestivo studio del cranio, anticipando, di fatto, la frenologia.

Non può non essere citato un passaggio del Giulio Cesare di Shakespeare: “… Quel Cassio ha un aspetto magro e famelico; pensa troppo; di rado sorride: tali uomini sono pericolosi, non hanno mai l’animo tranquillo”. Esempio, questo, suggestivo anche del moderno profiling. (Piccozzi, Zappalà, 2002, pag. 30, 31, 32).

La fisiognomica moderna nasce però con Johann Kaspar Lavater, teologo svizzero che pubblico con enorme successo i Frammenti fisiognomici, opera, tra l’altro, corredata dai ricchi disegni di Goethe. Egli affermava: “L’oggetto principale delle mie ricerche per scoprire il carattere e le disposizioni saranno la struttura ossea del cranio e le forme stabili del volto”. La frenologia diventa dunque obbligata evoluzione della fisiognomica e identifica, ovvero tenta di farlo, le caratteristiche squisitamente psicologiche correlate a specifici tratti morfologici del cranio.

Padre della frenologia viene considerato Joseph Gall che teorizza, tra l’altro, i centri dell’intelligenza, così come quelli della volontà e di altre funzioni superiori. Fatto ulteriormente suggestivo questo e quanto mai attuale, almeno per alcuni convinti sostenitori dell’epoca moderna, che affermano che nel cervello risiedono molte nostre caratteristiche, tendenze o scelte, quali ad esempio il sentimento religioso!

Attraverso le protuberanze del cranio, sarebbe possibile quindi per Gall e seguaci, conoscere ogni caratteristica carattereologica della persona, eventuali disposizioni e molte facoltà umane.

Tale ambito fu progressivamente prediletto da molti medici in tutta Europa.

Charles Darwin si occupa di fisiognomica nel 1836, studiando le espressioni universali negli uomini e negli animali e nel panorama italiano, Paolo Mantegazza, medico e antropologo, pubblica Fisiognomica e mimica, “portando” di forza la fisiognomica nel Paese ma anche alcuni modelli culturali di vera e propria “classificazione degli individui”. L’antropologia di Mantegazza precederà la nascita dell’antropologica criminale di Cesare Lombroso.