Elementi di Psicologia della Sicurezza

Elementi di Psicologia della Sicurezza

di Mirco Turco

Parlare di Psicologia della Sicurezza e di Psicologia della Difesa Personale significa considerare, in primis, la Scienza dell’Anima come una Scienza del comportamento, ovvero come qualcosa di osservabile e studiabile. Significa anche considerare l’interazione complessa tra aspetti cognitivi, emotivi e motivazionali dell’essere umano. Il punto di partenza è analizzare la personalità “funzionale” alla difesa personale in un’ottica di transizione pragmatica dal concetto di Security a quello di Safety, ovvero dal concetto di prevenzione a quello di difesa. In tale prospettiva, l’allenamento alla difesa personale e la formazione dei trainer e degli allievi, intesa come processo di arricchimento complesso, poggiano e passano necessariamente da una consapevole preparazione mentale prima e dall’interiorizzazione di una vera forma mentis volta alla Sicurezza.

Sicurezza e Rischio.

La Sicurezza può essere intesa in modo duplice come qualcosa di reale ma anche come una vera sensazione. Spesso, come sostiene Bruce Schneier, le due cose non coincidono!

La sicurezza può essere associata alla probabilità che si verifichino determinati rischi in rapporto alle misure di protezione. Ma oltre a tale prospettiva matematica, la sicurezza è legata anche e soprattutto alle reazioni psicologiche e alla valutazione e stima del rischio che, come abbiamo visto risulta alquanto soggettiva.

Nella psicologia della sicurezza confluiscono principi di psicologia delle decisioni e principi di neuroscienza e di conseguenza concetti rilevanti quali la razionalità e l’emotività.

Il funzionamento cerebrale ma anche lo studio delle svariate variabili psico-sociologiche risultano punti essenziali per la psicologia della sicurezza e per quanti, per svariate ragioni professionali si occupano di Difesa.

La sicurezza è legata strettamente alla valutazione ponderata dei guadagni e delle perdite (trade-off). Chiudere a chiave la nostra abitazione quando usciamo di casa al mattino è un trade-off. Quando scegliamo di percorrere una strada anziché un’altra, facciamo un trade-off. Noi esseri umani compiamo buoni trade-off di sicurezza a volte anche in modo inconsapevole. Nello stesso modo compiamo errori quando esageriamo taluni rischi e ne minimizziamo degli altri.

La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e che orienta i comportamenti degli individui. La percezione del rischio coinvolge diverse dimensioni: dalle conseguenze immediate o future alle implicazioni su un piano razionale ed emozionale del soggetto.

Le ricerche sul rischio dimostrano l’esistenza di una discrepanza tra la percezione soggettiva del rischio e la valutazione oggettiva. Capita, dunque, che a volte temiamo situazioni che sono in realtà non pericolose e che non temiamo situazioni che invece lo sono.

I fattori che determinano tale discrepanza sono:

  • il controllo: quanto controllo è possibile esercitare sugli eventi che determinano un rischio/pericolo (locus interno ed esterno);
  • quanto volontariamente la persona ha deciso di affrontare una situazione rischiosa/pericolosa;
  • quanto gravi sono le possibili conseguenze.

Opinioni comuni sui rischi (tratto da B. Schneier).

La gente, spesso, esagera i rischi che sono spettacolari, rari, di cui si parla molto, immediati, improvvisi, che non si conoscono, moralmente offensivi che riguardano i propri familiari, … Sottovaluta, invece, i rischi che sono ovvi, comuni, naturali, familiari, diretti verso se stessi, …

Cervello e rischio.

Valutare e reagire adeguatamente innanzi ad un rischio è una delle cose più importanti che l’uomo dovrebbe saper fare. Di fatto, esiste una zona cerebrale, l’amigdala, situata nella zona chiamata lobo temporale mediano, che si occupa di questo. Essa è responsabile di processare le emozioni di base che vengono da input sensoriali come la rabbia, la fuga, la paura, l’atteggiamento difensivo. E’ una parte del cervello molto antica e agisce quando percepiamo che qualcosa o qualcuno può essere un pericolo. Essa produce adrenalina e altri ormoni che attivano la risposta “combatti o scappa”. Aumenta così il battito cardiaco, la tensione muscolare, la sudorazione.

L’essere umano è dotato però anche della corteccia cerebrale che interviene facendoci ragionare e facendoci valutare la situazione rischiosa. I sistemi che abbiamo per reagire sono dunque due: uno intuitivo e primitivo e l’altro avanzato ed analitico.

Spesso l’uomo utilizza delle scorciatoie definite “euristiche” che influenzano il modo in cui interpretiamo i rischi, valutiamo gli eventi futuri e consideriamo il rapporto tra i pro e i contro di una data situazione. Tali euristiche però possono indurci anche nell’errore.

Euristiche.

La Prospect Theory sostiene che le persone analizzano guadagni e perdite in base a valutazioni soggettive. In tale ottica, è meglio una vincita sicura rispetto alla possibilità incerta di un guadagno maggiore. Una perdita sicura è peggio della possibilità di una perdita maggiore ma non certa.

La stessa situazione presentata in modo diverso influenza il tipo di decisione o scelta (effetto cornice).

La gente effettua volontariamente trade off di sicurezza volti a conservare qualcosa che possiede (stile di vita, certo livello di sicurezza o privacy, …) rispetto ai trad off che offrono possibilità di ottenere novità.

Pregiudismo dell’ottimismo: Siamo portati a credere che noi faremmo meglio di quanto hanno fatto gli altri nella stessa situazione. Se presumiamo di controllare meglio la situazione ci sentiamo più sicuri nel processo decisionale rischioso.

Euristica del coinvolgimento: Valutazione automatica sulla basse del coinvolgimento emotivo. Essa si traduce in un generale buon feeling rispetto a situazione che portano ad una bassa percezione del rischio e viceversa ad un cattivo feeling che porta ad una percezione maggiore del rischio. Questo spiega anche come le persone tendono a sottostimare i rischi per le azioni che portano qualche vantaggio in più.

Euristica della probabilità: il nostro mondo è ricco di calcoli probabilistici, tendiamo cioè ad essere influenzati dai numeri.

Euristica della disponibilità: La disponibilità delle informazioni che abbiamo in memoria ha maggior peso rispetto a quelle che non ricordiamo o che sono cognitivamente più difficoltose. Gli eventi che hanno avuto luogo recentemente sono più disponibili di altri (recency effect); gli eventi che sono collegati ad emozioni intense sono più disponibili di altri. Su questo piano, le emozioni sono il collante della memoria. Le decisioni delle persone sono, inoltre, influenzate dal tipo di informazione: prediligiamo dati vividi piuttosto che dati astratti.

Rappresentatività: La Rappresentatività è una euristica per mezzo della quale attribuiamo la probabilità che un certo evento appartenga ad una certa classe sulla base di come l’evento stesso rappresenti la classe. Ciò potrebbe però portare a risultati fallaci.

Euristiche che influenzano le decisioni.

I processi decisionali possono anche essere influenzati da altri effetti. Un effetto particolare è quello di “ancoramento” secondo il quale le decisioni sono influenzate da ulteriori informazioni del tutto casuali che però troviamo a disposizione.

Attraverso “il pregiudizio di conferma” la gente è più propensa a notare l’evidenza che supporta una posizione precedentemente sostenuta che l’evidenza che la confuta. Si parla, a volte, di “effetto di non ritorno”.

Il senso della percezione della sicurezza.

La percezione e la realtà della sicurezza sono diverse ma sono anche strettamente correlate. Le aree dove la percezione diverge dalla realtà sono generalmente:

1. il grado del rischio

2. la probabilità del rischio

3. il valore dei costi

4. l’efficacia della misura di protezione nel mitigare il rischio

5. il trade-off stesso.

… continua