
Richard Kuklinski
“Mi piace vedere le luci che si spengono, mi piace uccidere da vicino e in modo personale. Ho sempre voluto che l’ultima immagine che vedevano fosse la mia faccia.” (Richard Leonard Kuklinski)
Quello di Richard Kuklinski è un caso particolare, perché si tratta di un assassino al servizio della malavita, che però presentava diverse caratteristiche tipiche di un serial killer. Compì decine di omicidi per conto delle famiglie mafiose italo-americane. Il suo sadismo, la completa mancanza di empatia e la brutalità dei suoi omicidi gli valsero il soprannome di “Iceman”, uomo di ghiaccio. Uccideva per i motivi più disparati: per divertimento, per soldi, per coprire altri omicidi, per soddisfare la sua rabbia interiore e anche per mantenersi in allenamento. Richard Leonard Kuklinski,
secondo di quattro figli, nacque a Jersey City l’11 aprile 1935, figlio di Stanislaw Kuklinski, un uomo di origini polacche, e di Anna McNally. Ebbe un’infanzia molto difficile, segnata dalle continue violenze da parte dei genitori. Il padre, un alcolizzato cronico, giunse perfino a picchiare a morte Florian, il fratello maggiore di Richard, un bambino di soli otto anni. La famiglia mentì sull’accaduto, affermando che il bambino fosse caduto dalle scale, e Stanislaw non venne mai arrestato. In seguito, l’uomo abbandonò la famiglia, ma le violenze continuarono per mano della madre, una donna
religiosissima, che impartiva ai figli un’educazione cattolica molto severa. In età adulta, Richard dichiarò di aver sempre considerato sua madre “un cancro che distrugge tutto ciò che tocca” e di avere un grande rimpianto: non aver ucciso suo padre.
Per sfogare la sua rabbia, Richard iniziò a torturare piccoli animali, soprattutto cani e gatti. Fu un omicida precoce: infatti commise il suo primo omicidio a 13 anni. La vittima era un ragazzino di nome Charley Lane, il quale era a capo di un gruppo di bulli che vessava continuamente il giovane Kuklinski. Richard lo colpì a morte con un bastone; poi, servendosi di un’accetta e di una pinza, gli tagliò le dita delle mani e dei piedi e gli strappò via i denti, per impedire un’eventuale identificazione. In seguito, Richard divenne il capo di una gang di giovani criminali, le cui attività principali
consistevano in furti e rapine. In poco tempo si fece la fama di un duro, capace di picchiare a morte per la minima provocazione. Nel frattempo, iniziò a svolgere diversi lavori. Sposò una donna di nome Linda, di nove anni più grande, dalla quale ebbe due figli. Il matrimonio però non durò a lungo, e nel 1961 sposò una donna di origini italiane, Barbara Pedrici, dalla quale ebbe altri tre figli. Nella vita domestica, Richard mostrava due lati di sé: da una parte, sapeva essere un marito affettuoso e un padre amorevole, dall’altra era soggetto ad improvvise esplosioni di rabbia, durante le quali rompeva qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e, talvolta, arrivava anche a picchiare la moglie. La famiglia però, nonostante la sua violenza, non sospettò mai nulla circa le sue attività illegali; per loro, e per tutti, Richard era un uomo d’affari che commerciava titoli e prodotti stranieri. In realtà, oltre al suo lavoro da sicario a pagamento, Richard si rese responsabile di diversi reati, come il furto d’auto, la ricettazione, il traffico d’armi e di droga e, soprattutto, la commercializzazione di videocassette pornografiche. Grazie a quest’ultima attività conobbe Roy De Meo, un malavitoso agli ordini della famiglia Gambino, il quale iniziò ad assoldarlo per numerosi lavori, quali l’estorsione e l’omicidio. Non essendo italiano, nessuna delle famiglie mafiose presenti sul territorio poteva fare di lui un membro ufficiale, ragion per cui Richard rimase sempre un killer esterno, indipendente, i cui servigi erano accessibili indistintamente a chiunque li richiedesse.
In quegli anni si rese responsabile di numerosi delitti, che commetteva nelle maniere più diverse: usava armi da fuoco, armi bianche, corpi contundenti e veleni. Il suo soprannome è dovuto soprattutto al fatto che in un’occasione congelò il cadavere di una sua vittima, con lo scopo di confondere gli inquirenti circa l’ora del decesso. In altre occasioni, quando il mandante richiedeva che la vittima soffrisse atrocemente, Richard portava i suoi bersagli in una grotta e, dopo averli legati, montava una telecamera, che lasciava in modalità di registrazione. Tornava qualche giorno dopo, per
vedere come i topi di campagna avessero divorato i malcapitati. Poi consegnava il filmato al committente, come prova della sofferenza patita. All’inizio degli anni ’80 Kuklinski conobbe un altro assassino, di nome Robert Pronge, detto “Mister Softee”, perché era solito guidare un camion di gelati Mister Softee per non dare nell’occhio mentre sorvegliava potenziali vittime. Pronge affermava di essere un veterano delle forze speciali e un esperto di esplosivi. Sapeva molto dei veleni e insegnò a Kuklinski come usare il cianuro; uno dei suoi metodi preferiti era quello di mettere il cianuro in un flacone spray nasale e, con esso, spruzzare il veleno addosso al bersaglio (metodo che Richard farà
suo). Pare inoltre che Richard abbia iniziato a congelare corpi proprio su suggerimento di Pronge.
L’amicizia tra i due assassini crollò quando Pronge chiese a Kuklinski di uccidere la sua ex moglie e suo figlio; Kuklinski, che non uccideva donne e bambini per una questione di principio, rifiutò. Scoprì inoltre che Pronge aveva intenzione di avvelenare un intero serbatoio con della ricina solo per uccidere una singola famiglia. Durante una discussione che seguì, Pronge disse a Kuklinski di sapere dove abitava e minacciò la sua famiglia. Il 10 agosto 1984, Pronge fu trovato morto nel suo camion di Mister Softee con due ferite da proiettile al petto. Gli investigatori in seguito dichiararono di aver considerato Kuklinski come il “principale sospettato” per l’omicidio di Pronge, ma decisero di non sporgere denuncia poiché ormai era già stato condannato per altri omicidi. Nel frattempo però, Richard era finito nel mirino della polizia, che lo sospettava di cinque omicidi, in cui le vittime erano state viste vive per l’ultima volta proprio in compagnia di Kuklinski. Un agente infiltrato, Dominick Polifrone, contattò Richard proponendogli un omicidio. Iceman accettò, vantandosi con il nuovo amico di quanto gli piacesse uccidere usando il veleno. Polifrone registrò tutta la conversazione. Il 17 dicembre 1986, giorno del delitto, i due si incontrarono e Polifrone consegnò a Richard un certo
quantitativo di cianuro, che doveva servire per compiere l’omicidio. A consegna avvenuta, Richard sperimentò il cianuro su un cane randagio e, vedendo che il presunto veleno non aveva alcun effetto, si insospettì. Decise quindi di non procedere con l’omicidio e di tornare a casa, dove trovò ad attenderlo diverse auto della polizia. Venne arrestato e condannato a sei ergastoli; evitò la pena di morte poiché non c’era nessun testimone oculare dei suoi omicidi. Fu rinchiuso nella prigione di massima sicurezza di Trenton, New Jersey, dove da diversi anni si trovava anche un suo fratello, Joseph Kuklinski, arrestato anni prima per aver stuprato e ucciso una bambina di 12 anni. Richard, che notoriamente odiava gli stupratori, tanto che in passato, durante uno dei suoi lavori, ne aveva evirato uno con estremo piacere, rifiutò sempre di vedere suo fratello. Durante la prigionia rilasciò diverse interviste, che ebbero un’enorme risonanza mediatica. Da esse sono stati tratti un libro e un documentario della HBO. Richard Kuklinski morì nella prigione di Trenton, il 5 marzo del 2006 per complicazioni cardiache. Taluni sostengono che in realtà sia stato avvelenato, poiché era un testimone scomodo.
APPROFONDIMENTO:
SERIAL KILLER 12 SEGNI PREMONITORI
Pur senza generalizzare e senza formulare ipotesi di causalità diretta si analizzano, di seguito, le dodici caratteristiche più comuni di un serial killer.
- Isolamento sociale. Forti sentimenti d’isolamento durante l’infanzia. Si tratta di bambini nei quali la fantasia assume un ruolo predominante e compensa una realtà povera di stimoli positivi. Queste fantasie hanno la caratteristica di essere precocemente sessualizzate con contenuti che turbano profondamente il bambino, ma, allo stesso tempo, lo eccitano. Il bambino si lascia sedurre dal suo mondo fantastico ma non favolistico e, progressivamente, si allontana da quello reale;
- Difficoltà di apprendimento. Danni fisici e mentali, deprivazioni precoci ed una mancanza cronica di fiducia attorno a sé, sono tutti fattori che contribuiscono a creare il fallimento scolastico, situazione comune a molti assassini seriali. Nonostante la maggior parte di loro abbia un quoziente intellettivo medio o, addirittura, elevato non riescono a sopportare il peso degli studi, a causa della stessa inquietudine interna che provoca la loro incostanza nel campo lavorativo;
- Sintomi di danno neurologico. Questo danno può essere provocato da una ferita o da una malattia. In taluni casi, un forte trauma alla testa è associato all’apparizione improvvisa di un comportamento aggressivo e/o di una personalità eccessiva. In Italia vedasi il caso di Gianfranco Stevanin, conosciuto come il “Killer di Terrazzo”;
- Comportamento irregolare. È caratterizzato soprattutto da un bisogno immotivato e cronico di mentire, ipocondria e comportamento camaleontico, utilizzato per mascherare la devianza sociale. Da bambini, molti assassini seriali iniziano a mentire in maniera compulsiva, perché questa attività dà loro una forte eccitazione ed una sensazione di potere;
- Problemi con le autorità e di autocontrollo. Spesso, il bambino soffre quando i genitori lo affidano ad altri parenti o ad estranei e quando maestri di scuola cambiano troppo frequentemente. Sono bambini incapaci di tollerare le restrizioni e che reagiscono in maniera estrema alla minima frustrazione;
- Visione precoce di materiale pornografico. Molte volte, gli assassini seriali iniziano a masturbarsi da bambini oppure manifestano dimostrazioni di sessualità violenta e abusiva nei confronti di altri. Anche l’utilizzo di materiale pornografico inizia in età precoce. In particolare gli assassini seriali fanno un abbondante uso di pornografia, anche se non è possibile stabilire una correlazione diretta fra i due comportamenti.
- Attività sessuale precoce e bizzarra. Da bambini, gli assassini seriali spesso sono costretti loro malgrado ad avere precoci esperienze sessuali, in quanto sono vittime di violenze sia intra che extrafamiliari. Ciò li porta ad una forma di attrazione-repulsione per il sesso, che inizia a diventare un pensiero ossessivo nella loro mente;
- Ossessione per il fuoco, il sangue e la morte. Spesso, i serial killer da bambini sono ossessionati da fantasie distruttive che sfociano, a volte, in veri incendi dolosi che vanno oltre i normali giochi con i fiammiferi fatti da tutti i bambini. Per il serial killer bambino o adolescente, appiccare un incendio soddisfa due pulsioni molto forti: la prima è quella distruttiva, comune a tutti i bambini, la seconda è quella sessuale. Quando questo tipo di comportamento insorge durante l’infanzia, significa che il soggetto si sente profondamente inadeguato, perciò si ribella distruggendo oggetti. Per il serial killer adolescente, la piromania è un mezzo per scaricare le proprie tensioni sessuali. Gli assassini seriali, inoltre, durante il loro periodo evolutivo, mostrano una particolare attenzione nei confronti del sangue. Per alcuni di loro, ciò è legato a un vero bisogno fisico di avere un contatto col sangue. Un’altra ossessione riscontrata di frequente nel periodo evolutivo di molti assassini seriali è quella per la morte. Questi soggetti, invece di provare una naturale repulsione nei confronti di tutto ciò che è collegato alla morte, ne sono come affascinati, cosicché certi autori parlano di “necromania”;
- Crudeltà verso gli animali e/o altre persone. Gli esperti che studiano il fenomeno consigliano di non sottovalutare mai i giochi violenti dei bambini nei confronti degli animali, perché questi comportamenti possono essere segnali di disagio che può preannunciare lo sviluppo di una personalità violenta;
- Furto e accaparramento. Vengono considerati sintomi del vuoto emozionale del bambino. Spesso il furto è la prima tappa della carriera criminale del assassino seriale. Questo comportamento può comparire in età molto precoce per sfociare poi col tempo in vere rapine a mano armata. A volte, il furto è collegato a deviazioni della sfera sessuale come il voyeurismo e il feticismo;
- Comportamento autodistruttivo. La “sindrome di automutilazione” può durare per decenni nei quali l’automutilazione si alterna a momenti di calma assoluta ed a comportamenti impulsivi, come i disordini alimentari, l’abuso di alcol e di altre sostanze e la cleptomania. Nel campione del F.B.I., il 19% disse di aver praticato degli atti di automutilazione durante l’infanzia;
- Precoce abuso di stupefacenti. È un modo di evasione psichica dalla realtà o di emulazione del comportamento genitoriale ed è molto frequente tra gli assassini seriali. Il più delle volte, sono gli stessi genitori, e in particolare il padre, a fornire il modello al figlio. Soprattutto quegli assassini che iniziano a uccidere quando sono ancora adolescenti fanno un uso frequente di queste sostanze, per darsi coraggio e sembrare dei “veri uomini”.