CHARLES MANSON e la “Famiglia”

CHARLES MANSON e la “Famiglia”

di Gessica Grecchi

Io sono un ragazzo di strada; nato e cresciuto per strada. Mia madre è scappata di casa a soli 15 anni e quando io sono nato, il 12 novembre 1934, aveva appena 16 anni, non era sposata e faceva la prostituta. Mio padre era un colonnello di nome Scott che la conosceva appena ed era sposato con un’altra! Quando ero bambino, mia madre è stata in prigione per 5 anni a causa di una rapina a mano armata ed ero costretto a vederla solo di rado nella stanza delle visite insieme a tutti gli altri visitatori.”

Charles Manson fu uno dei leader più spietati degli anni 60. Il suo carisma e la sua disinvoltura lo rendevano un grande relatore capace di trascinare le folle. Si presentava come un artista, un poeta fuori legge che lottava contro il sistema.

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Manson e i suoi seguaci si stabilirono allo Spahn Ranch, una località usata come set di vecchi film western, situata nella contea di Los Angeles, in California. Qui creò “La Famiglia” di cui lui era il patriarca. Somministrava ai suoi adepti droghe psichedeliche facendo credere ai seguaci che ne facesse uso anche lui, ma la sua era una trappola. Un subdolo piano per manipolare la loro percezione della realtà allo scopo di controllarli.

Tuttavia, con il tempo iniziò a delirare. Credeva che i Beatles avessero cercato di comunicare con lui attraverso la canzone Helter Skelter, interpretata da Manson come un monito dell’avvicinarsi della guerra tra razze, un messaggio profetico dell’arrivo di un conflitto tra bianchi e afroamericani nel quale gli ultimi avrebbero sterminato i primi. Credeva inoltre che gli afroamericani non avrebbero avuto la capacità di governare. Solo lui poteva governare il mondo e per fare questo disse ai suoi seguaci che avrebbe ucciso persone ricche per poi dare la colpa alle minoranze.

Fu così che l’8 agosto 1969 lanciò la Helter Skelter: impartì a quattro seguaci l’ordine di recarsi a Hollywood e massacrare cinque persone. Tra di loro l’attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski incinta di otto mesi. Sui muri della villa gli assassini lasciarono scritte fatte con il sangue delle vittime. La notte seguente, sei seguaci uccisero il dirigente di un supermarket. E altre vittime ancora. Nonostante Manson non fu mai presente ai delitti si riuscì a provare la sua colpevolezza a causa dell’enorme controllo che aveva esercitato sulle menti dei suoi seguaci.

Durante il processo di Manson, le seguaci Linda Kasabian, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten si tengono per mano, cantano e sorridono. Il loro atteggiamento è così calmo da sembrare surreale considerata la brutalità degli omicidi. Sono state definite “emotivamente morte” e questo è da attribuire all’influenza di Manson, capace di plasmare le loro emozioni e il loro modo di pensare.

Manson morì in carcere all’età di 83 anni, il 19 novembre 2017.