Albert Spiaggiari e la grande rapina di Nizza

Albert Spiaggiari e la grande rapina di Nizza

Il nome di Albert Spaggiari resta indissolubilmente legato a quello della grande rapina di Nizza, nota ancora oggi come “la rapina del secolo”. Spaggiari veniva considerato da tutti come un uomo affascinante e galante, anticonformista ed esteta tanto che divenne l’emblema del rapinatore gentiluomo.

Albert Spaggiari, “Bert” per gli amici, nacque il 14 dicembre 1932 a Laragne-Montéglin, nel dipartimento delle Hautes-Alpes (Alte Alpi). A due anni e mezzo rimase orfano del padre; poco dopo, si stabilì con la madre a Hyères, un comune del Varo, dove sua madre aprì un negozio di lingerie. La donna si risposò poco dopo, con un uomo che suo figliò avrà sempre in odio (odio = tempo per pressione). A quanto pare, compì la sua prima rapina per amore: voleva rubare un diamante da donare a una ragazza della quale era innamorato, ladro e gentiluomo, ammirato dalla “gente di tutti i giorni”. Forse come parte di un accordo stipulato con le autorità, in seguito si unì a un reggimento paracadutista durante la guerra dell’Indocina. Nel 1950 si arruolò volontario nell’esercito francese, nel 3° Battaglione paracadutisti coloniali, che combatteva in Indocina; tornò in patria nel 1954, in stato di arresto, accusato di furto in un bordello di Saigon. Venne rilasciato tre anni dopo, in seguito ad un’amnistia; tornò a stabilirsi a Hyères, iniziando a condurre una normale vita borghese piccola piccola.
Qui si innamorò di Marcelle Audi, che in seguito divenne sua moglie; la coppia, in cerca di fortuna, si trasferì in Senegal, ma dopo un periodo di insuccessi i due sposi tornarono in Francia, a Nizza, nel 1960.
Erano gli anni dell’indipendenza delle colonie francesi, come l’Algeria: la storia della Francia non sarà più la stessa.
Molti soldati francesi, reduci delle campagne militari nelle ormai ex colonie, si sentirono abbandonati e traditi dal governo nazionale, reo di averli mandati a combattere una guerra sanguinaria e di averli successivamente rinnegati, piegandosi alle richieste di indipendenza degli algerini e abbandonando circa 750.000 coloni francesi (i cosiddetti “pieds noirs”). In questa cornice nacque l’Organisation Armée Secrète (OAS), un movimento politico paramilitare di estrema destra che al tempo si schierò contro l’indipendenza dell’Algeria. Il movimento assunse ben presto i
connotati di una vera e propria organizzazione terroristica, tanto da rendersi responsabile di numerosi attentati e omicidi. In quegli anni, Albert Spaggiari ne divenne un convinto sostenitore e, nel novembre 1961, tentò di assassinare l’allora presidente Charles De Gaulle, da lui visto come l’artefice delle sventure dei militari traditi. A quanto pare, l’ordine venne cancellato all’ultimo minuto, e l’attentato non venne mai portato a compimento. Il 27 febbraio 1962 venne arrestato a Villefranche-sur-Mer; gli agenti trovarono in casa sua dei volantini per l’OAS, nonché un arsenale
di armi e munizioni. Venne condannato a 4 anni di carcere.

Rilasciato nel 1966, tornò a Nizza e aprì un piccolo negozio di fotografia, professione per la quale dimostrerà un certo talento. Avviò anche un allevamento di pecore nei pressi del villaggio di Bézaudun-les-Alpes, sulle pendici del Monte Cheiron. Il fienile si chiamava “The Wild Geese” in onore della Legione Straniera. In questo periodo continuò ad intrattenere rapporti con l’estremismo di destra francese: divenne membro di un’organizzazione nota come “Fraternità Armata SS” e compì diversi viaggi a Monaco di Baviera, considerata allora il centro del neonazismo europeo e, nel 1968 soggiornò a Praga, durante la famosa “Primavera di Praga”. Nel 1974 iniziò a maturare in lui l’idea di una rapina alla banca francese Société Générale, situata nella centralissima avenue Jean Médecin; probabilmente, Spaggiari venne influenzato dalla lettura di “Loophole”, un romanzo dello scrittore americano Robert Pollock. Nel romanzo, un gruppo di ladri utilizzava una serie di gallerie della rete fognaria per entrare e uscire da una banca. Spaggiari allora progettò un piano che prevedeva la realizzazione di un tunnel di 8 metri di lunghezza per arrivare in prossimità della parete posteriore del caveau della banca, dove erano situate le cassette di sicurezza. Albert reclutò i membri della banda tra le sue conoscenze negli ambienti malavitosi. La banda, composta da tredici uomini, si mise subito all’opera. I lunghissimi lavori (oltre a martelli pneumatici, martelli ed altro materiale, venne portato un filo elettrico di circa 400 metri che, collegato all’impianto elettrico del parcheggio sotterraneo poco distante dalla banca, permetteva alla banda di avere un impianto d’illuminazione e ventilazione lungo tutto il tunnel) terminarono il 16 luglio 1976; la razzia alle 371
cassette di sicurezza si protrae per tutto il fine settimana, terminando solo la mattina presto di lunedì 19 luglio. I rapinatori trafugarono anche i lingotti d’oro e la valuta della riserva della banca. Infine, prima di partire, gli uomini si assicurarono di cancellare ogni impronta.


Su una parete del caveau gli investigatori trovarono una scritta: “Senza odio, senza violenza e senza armi”. La rapina divenne immediatamente un caso nazionale, anche a causa dell’ammontare del bottino, pari a ben cento milioni di franchi, che valse all’impresa la nomea di “rapina del secolo”. La polizia lo rintracciò all’aeroporto di Nizza, il 27 Ottobre 1976: Albert Spaggiari venne arrestato e processato. i suoi interrogatori si protraggono, infruttuosi, fino al 10 maggio dell’anno successivo. In questa data, Spaggiari mise in atto il suo piano di fuga: si avvicinò al giudice, al quale aveva
detto di dover rilasciare delle importanti rivelazioni; appena gli si fu avvicinato, Spaggiari saltò dalla finestra dell’ufficio, situata a ben sette metri di altezza; cadde sul tetto di una Renault 6 parcheggiata lungo il marciapiede. Lì, lo attendeva un complice in moto che lo aiutò a fuggire. Da gentiluomo qual era, rimborsò il proprietario dell’auto che aveva danneggiato. Dopo questa fuga rocambolesca, Spaggiari trascorse dodici anni in fuga, sotto la falsa identità di Romain Clement. Si rifugiò in Sud America, Brasile e Argentina in particolare, e successivamente in Paraguay, accolto dal dittatore di estrema destra Alfredo Stroessner. Nel giugno del 1989 contattò la madre dall’Italia (o, secondo altri, dall’Austria), per confidarle di essere gravemente malato di un cancro alla gola; il giorno 10, all’alba, alcuni suoi amici lasciarono il suo cadavere nella casa dell’anziana madre a Hyères. Albert Spaggiari venne inumato nel cimitero del borgo natale di Laragne.

CURIOSITA’
Costruirsi una prova della propria estraneità a un reato è una strada piena di saponette scivolose. Ad esempio, quando qualcuno vuole costruirsi un alibi, talora si comporta in modo poco naturale, più plateale, parla in voce un po’ più alta…chi indaga per professione è a conoscenza di tutto ciò, lo sa e… aspetta!

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